URLA DI DOLORE – (di Diego Sergio Anzà)
Non si sono sentiti gemiti di piacere ieri nel mondo. Eppure ricorreva la Giornata dell’orgasmo. Roba da fricchettoni. Lasciamo perdere. Sono giunte invece le urla di dolore di una cinquantenne israeliana, trovata morta suicida nella sua auto, in riva al mare. Si chiamava Esty Weinstein.
Per oltre 20 anni ha subìto vessazioni inaudite da parte di una setta religiosa ebraica di rigida osservanza ortodossa. Fondamentalista, radicale e crudele. Alla mercé di un marito–padrone che, in forza del suo credo Gur, l’ha ferocemente umiliata nella sua più intima essenza di donna e di persona. Esty è finita nei tentacoli del fanatismo religioso e si è fatta stritolare, per porre fine alla sofferenza.
Esegeti di testi sacri, rabbini detentori del Takanot (regolamenti) in azione contro la natura umana. Questi i loro diktat ai coniugi: due soli amplessi al mese, poi nessun contatto fisico anche accidentale; il marito non può chiamare la moglie per nome; quando viaggia dev’essere relegata nel sedile posteriore e deve nascondere i capelli sotto una parrucca; le due volte di improbabile orgasmo, da scontare con una punizione permanente. La follia dell’oltranzismo religioso sotto il cielo di Tel Aviv!
Esty Weinstein non ce l’ha fatta. Quei testi sacri (?) l’hanno schiacciata sotto il peso di un’arcaica ignoranza. Il suo dolore resterà in mezzo a noi. Certificato. Sul Web ci ha, infatti, lasciato un testamento di 183 pagine in cui racconta la sua esistenza disgraziata. Un urlo di disperazione e di liberazione per tutte le donne ebree ultraortodosse.
Il testamento è subito divenuto un libro: “Esaudisco il suo volere”. Bisognerebbe affiggere tutte le sue pagine sul “muro del pianto”.
Ecco i frutti avvelenati di tutte le religioni, dal Cattolicesimo, all’Islamismo, all’Ebraismo. Questa cappa secolare di sessuofobia che annichilisce le ontologiche propensioni umane, riducendo in catene la psiche e scatenando comportamenti aggressivi ed autodistruttivi. Una perniciosa azione che mortifica le libertà individuali e collettive.
Anche in società di fatto secolarizzate ed evolute persiste questo impianto sotterraneo che erutta messaggi distorcenti ed avvilenti.
Nel libro biblico dell’Ecclesiaste si leggono apostrofi di una misoginìa senza precedenti: «Più odiosa della morte considero la donna, il cui cuore è irto di trappole e di lacci e le cui mani sono catene: chi vuol piacere a Dio dovrà fuggirla».
Il tabù sessuale rimane, anche nelle sue forme subliminali, lo strumento basilare di quella gregarizzazione e fanatizzazione delle masse che sta alla base d’ogni regime dogmatico.
E nessuno si illuda. Noi continuiamo, in primis le odierne, tragiche evidenze islamiste, a vivere in un mondo dogmatico. Il laicismo appartiene più alle forme della politica e dell’arte e molto poco, o per niente, al vissuto quotidiano ed antropologico. Il “sacro”, il peccato, la colpa, sono catene solo apparentemente oggi meno visibili.
Esty Weinstein è ancora tra noi. Ed anche il suo suicidio.
Diego Sergio Anzà