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PIRAINO – Piero Airaghi ha analizzato codici scritti da Leonardo da Vinci su la “Cicilia”.

PIRAINO – Piero Airaghi ha analizzato codici scritti da Leonardo da Vinci su la “Cicilia”.
Luglio 26
12:40 2019

Grandissimo amante della cultura, che “coltiva” in tutti i suoi aspetti con passione e competenza, innamorato della Sicilia, tanto da venirci ogni anno a Calanovella di Piraino, il lombardo Piero Airaghi si è dilettato ad “analizzare” approfonditamente alcuni codici scritti da Leonardo da Vinci, in cui si trovano osservazioni scientifiche su quella che lui chiamava la “Cicilia”, che, chiaramente, è la Sicilia.

“Tali osservazioni – spiega Airaghi – sono contenute nel Codice di Leicester”, acquistato nel 1994 da Bill Gates per 48 miliardi di lire ed oggi pubblicato al completo. Esso ci permette di apprezzare con quale accuratezza Leonardo, attraverso descrizioni e disegni, tratta materie quali idraulica, ottica e geologia”.

“Nel foglio 13 – aggiunge Airaghi, dal quale traspare, in modo lampante, la passione per il paziente “lavoro” svolto, leggendo la scrittura sinistrosa di Leonardo con l’aiuto dello specchio, – vengono citate le maree di Genova, Venezia, quelle in Inghilterra e nelle Fiandre e quella – leggo testualmente – nello Stretto di Cicilia ove la corrente è grandissima perché da lì passano tutte le acque dei fiumi che versano nel mare Adriatico”.

Nel foglio 31 – insiste Airaghi – Leonardo scrive: Vedesi una vena surgere in Cicilia, la quale a certi tempi dell’anno versa foglie di castagne in moltitudine. E in Sicilia non nascie castagne, è dunque necessario che tal vena esca da alcun parte dell’Italia e cada poi sotto il mare e sbocchi poi in Cicilia”.

Infine, un riferimento al foglio 43: “…è il caldo dell’anima del mondo e il fuoco ch’è infuso per terra, è la residenza dell’anima, sono li fochi che per diversi lochi della terra spirano in bagni e in miniere di zolfo, e il vulcano a Mongibello di Cicilia e altri luoghi assasi…”.

“Sono parole – conclude Airaghi – che meglio di me danno un’ampia descrizione di quanto la scienza offrisse ai tempi di Leonardo confrontandola con quanto offre oggi”.

Nicola Arrigo

 
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