PIRAINO – Convegno dei catechisti della diocesi di Patti. Il tema è stato “La comunità cristiana grembo che genera alla fede”
“La comunità cristiana grembo che genera alla fede” è stato il tema del convegno dei catechisti della diocesi di Patti che si sono ritrovati nei locali della parrocchia “Maria Santissima di Lourdes” di Gliaca di Piraino.
Tre pomeriggi intensi, a cui ha presenziato il vescovo monsignor Guglielmo Giombanco, organizzati, come sempre, dall’Ufficio Catechistico diocesano, diretto da don Pio Sirna, ritmati dagli interventi di don Carmelo Sciuto, direttore dell’Ufficio Catechistico di Sicilia e componente dell’Ufficio Catechistico Nazionale.
Don Sciuto è “partito” dalla frase “Vola solo chi osa farlo”, tratta dal racconto di Luis Sepulveda “Storia di una gabianella e del gatto che le insegnò a volare”, per riflettere su come le comunità parrocchiali possano diventare, come il gatto zorba, fedele alla promessa fatta a Kengah – la gabbiana madre – capaci di “generare” figli per “volare alto” nella vita. “Il grembo – ha sottolineato il relatore – è una parola evocativa, che ci riporta allo spazio originario e naturale, dove ha avuto inizio la vita di ciascuno di noi e dove, benchè inconsciamente ma efficacemente, abbiamo cominciato a percepire l’essere custoditi e l’essere amati”. “il primo compito della Chiesa – ha aggiunto – è generare cristiani: una vita generata da Dio che a sua volta genera vita”.
Don Sciuto ha, quindi, fatto riferimento a cinque “sterilità” che possono impedire alla comunità di generare: il lamento, la strategia, l’invidia, lo scetticismo e la falsità. “La parrocchia – ha evidenziato – deve essere una stazione missionaria e non una stazione di servizio, un supermarket per rifornimenti spirituali, un self service dove ciascuno scegli quanto gli aggrada, per soddisfare gli individuali bisogni religiosi”. Per passare da una pastorale organizzativa ad una generativa, “occorre – ha insistito don Sciuto – coniugare quattro verbi: desiderare, generare, curare, lasciare andare”. “Non possiamo essere – ha concluso – comunità fatta di supereroi con capacità eccezionali, ma nemmeno ci possiamo rassegnare alla comunità-zombie, fatta di morti viventi che destano forse più compatimento che timore. Una comunità madre e libera è una comunità normale, che sa di essere madre. La Chiesa di Patti possa essere strumento della nostalgia di Dio perché vola solo chi osa farlo”. Attraverso i gruppi di lavoro, i catechisti hanno avuto modo di confrontarsi, attraverso esperienze concrete, proprio sulle cause della “sterilità” e sulla coniugazione dei verbi della “generatività”.
Inoltre, sono stati presentati il nuovo sito internet della diocesi di Patti, i risultati del convegno del 5 e 6 luglio scorsi sulla catechesi ai disabili e gli Orientamenti Generali per l’Iniziazione Cristiana proposti in un documento approntato dalla diocesi pattese.
Durante la celebrazione conclusiva, ritmata dall’Esortazione Apostolica sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo “Gaudete et exsultate” di Papa Francesco (una copia è stata consegnata a ciascun catechista), nella parte in cui si sofferma sul brano evangelico delle Beatitudini, proprio per uno “sguardo” sul mondo contemporaneo, sono state presentate tre situazioni di sofferenza e afflizione (extracomunitari, legalità, femminicidio-suicidio) ed è stato addobbato, dai rappresentanti dei sei vicariati della diocesi di Patti, l’”albero della pace”.
Nella sua riflessione, il vescovo ha evidenziato “la difficoltà a credere che chi segue Cristo possa essere felice, vista la sproporzione enorme fra le Beatitudini e la vita quotidiana”. Da qui ha spiegato il significato della vera felicità: “E’ il bene suscitato dall’amore che arricchisce la mia vita ma anche quella degli altri; è un cammino di umanizzazione e di pienezza”.
“Vai avanti – ha esortato il vescovo – nel cammino di amore; vai avanti, perché la forza dell’amore ti aiuta a superare le difficoltà. Abbi fiducia, cresci nel testimoniare l’amore per avere la felicità, non per cercare il consenso umano, con un cuore dilatato che fa sì che la nostra umanità diventi feconda”. Da qui l’impegno a “capire che il Regno di Dio è già presente ed operante nella vita dell’uomo, a far respirare la presenza di Cristo agli altri, a far vivere un incontro vero con Cristo”. “La Chiesa – ha concluso monsignor Giombanco – è veramente ricca quando al suo interno incarna la povertà evangelica”.
Nicola Arrigo