PATTI – Sciolto dal ministro della Giustizia il Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Patti
“L’Ordine degli avvocati di Patti non è in grado di funzionare regolarmente”. Questa la motivazione che sta alla base di un decreto, a firma del ministro della Giustizia Andrea Orlando, attraverso cui si dispone lo scioglimento del Consiglio dell’ordine forense di Patti e la nomina di un Commissario incaricato di gestire la fase di transizione in vista delle nuove elezioni, da svolgersi entro quattro mesi dall’entrata in vigore del provvedimento ministeriale. Il nuovo Commissario si chiama Massimo Cambria, avvocato messinese già vicepresidente dell’Unione degli ordini forensi siciliani.
Lo scioglimento del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Patti era stato richiesto a maggio dal Consiglio nazionale forense in seguito a parecchi dissidi interni che avevano reso particolarmente turbolenta la gestione dell’ordine da parte del presidente Elio Aquino. Proprio quest’ultimo, circa due mesi fa, aveva annunciato la volontà di non ricandidarsi alle elezioni per il rinnovo del Consiglio. Una scelta determinata dalla «consapevolezza di non potere più assicurare all’Ordine e ai Colleghi il tempo e le energie» profuse per vent’anni nell’adempimento degli oneri connessi all’Ufficio. Si apre dunque la fase di commissariamento, richiesta dallo stesso Aquino dopo le vicende che hanno portato alla sospensione delle elezioni già fissate.
Questi i retroscena: l’Ordine degli Avvocati di Patti, aderendo a un suggerimento del Consiglio Nazionale Forense, aveva deciso, con l’ astensione di Aquino e il voto contrario degli avvocati appartenenti alla lista Avvocatura Unita e Solidale, di sospendere il corso delle operazioni elettorali in attesa della sentenza del Tar del Lazio attraverso cui si voleva risparmiare all’Avvocatura la formazione di Organismi delegittimati perché eletti sulla scorta di norme che non garantivano il rispetto delle minoranze, anche di genere e, quindi, soggetti ad inevitabili impugnazioni.
Ma a quanto pare alcuni avvocati di Patti si erano successivamente rivolti al TAR di Catania per ottenere la sospensione del provvedimento impugnato. Riunito il consiglio per dar esecuzione alla sentenza dei giudici amministrativi, nel corso della discussione sarebbero emerse due tesi: votare l’8 ed il 9 maggio 2015 oppure andare alle urne il 15 ed il 16 dello stesso mese. Eppure nessuna delle posizioni era prevalsa sull’altra e tra dimissioni presentate, annunziate o minacciate, era stato riconvocato il Consiglio per il 21 aprile 2015. Ma il 17 aprile quattro consiglieri presentarono le dimissioni, addebitando ad Aquino “un comportamento inidoneo rispetto al ruolo ricoperto ed alle funzioni svolte” consistente nel persistente rifiuto “di reintegrare il numero dei Consiglieri ai sensi di legge” e nell’avere “apertamente parteggiato per una compagine”.
Un’insinuazione che Aquino aveva respinto con forza, affermando che la sua preferenza non avrebbe per niente interferito nelle fasi preelettorali, né lo avrebbe fatto in quelle più propriamente elettorali, avendo manifestato anche l’intenzione di non partecipare allo spoglio con la funzione di Presidente dell’Ordine. Da qui le dimissioni di altri Consiglieri e la richiesta di commissariamento dell’Ordine avanzata dallo stesso presidente.
Redazione