PATTI – Ritiro di Quaresima per catechisti e insegnanti di Religione guidato dal vescovo mons. Giombanco
“Consegnare a Dio il proprio cuore” è stato il tema del ritiro di Quaresima che il vescovo della diocesi di Patti, monsignor Guglielmo Giombanco, ha guidato, nella Cattedrale “San Bartolomeo” di Patti, per i catechisti e gli insegnanti di Religione, accogliendo la proposta dell’Ufficio catechistico Diocesano, diretto da don Pio Sirna.
Il Pastore della Chiesa Pattese ha fatto riferimento al brano evangelico di San Luca delle tentazioni di Gesù, soffermandosi, innanzitutto, sul deserto, luogo di educazione alla conoscenza di sé, tempo intermedio (“non ci si istalla in esso, lo si attraversa”), cammino (“bisogna avanzare, mentre la paura spinge a tornare indietro”), magistero di fede, luogo privilegiato dell’incontro con Dio (“deponendo le presunzioni di autosufficienza e relazionandosi con Lui con grande umiltà”).
Monsignor Giombanco si è, quindi, soffermato sulla tentazione, “che fa insorgere nel cuore dell’uomo la possibilità di un’azione malvagia, negativa, peccaminosa. E’ una suggestione che toglie pace e serenità”. “Il problema – ha aggiunto – non sono i bisogni, ma come li soddisfiamo” ed ha fatto riferimento ad una frase di Dostoevskij: “Satana lotta contro Dio e il loro campo di battaglia è il cuore dell’uomo”.
“La lotta spirituale – ha commentato il vescovo – mira a custodire integra la fede del credente. A questa lotta occorre esercitarsi; bisogna, anzitutto, saper discernere le proprie fragilità, le negatività, chiamarle per nome, assumerle e non rimuoverle e far regnare in sé la Parola e la volontà di Dio”.
Monsignor Giombanco ha poi evidenziato le tentazioni che assalgono la vita cristiana: bastare a se stessi, ritenersi autosufficienti e non avvertire il bisogno di Dio nella propria vita; l’orgoglio spirituale: sentirsi sicuri di avere una fede matura e, quindi, non percepire il bisogno di avanzare spiritualmente; la mancanza di fiducia nel perdono di Dio e l’incapacità a riconoscere il peccato; la tentazione a fare tanto come pure la tentazione a non fare nulla, autogiustificandosi; svolgere o assumere impegni di apostolato o pastorali senza un’autentica motivazione di fede, il potere, il dominio sugli altri; lasciarsi attrarre da facili emozioni e non fare scelte che comportano sacrificio e fedeltà; mettere alla prova Dio per soddisfare le nostre esigenze”.
Alla meditazione sono seguite l’adorazione eucaristica e la celebrazione della messa.
Nicola Arrigo
| |||||||