PATTI – Quella via intitolata a Giorgio Ambrosoli nel paese di Michele Sindona
La questione, approdata a Palazzo dell’Aquila più di tre anni fa su sollecitazione di un pattese emigrato al nord, aveva suscitato interesse e alimentato qualche polemica. Dedicare una via cittadina a Giorgio Ambrosoli? Niente di strano, se non fosse che la storia dell’avvocato milanese è indissolubilmente legata a quella del pattese Michele Sindona. Com’è noto, infatti, Ambrosoli fu assassinato l’11 luglio del 1979 da un sicario ingaggiato proprio dall’“avvocaticchio di Patti”, sulle cui attività stava indagando nell’ambito dell’incarico di commissario liquidatore della Banca Privata Italiana.
Intitolare una via a Giorgio Ambrosi proprio nella città natale di Michele Sindona, com’è stato deliberato qualche settimana fa dalla giunta municipale di Patti, potrebbe dunque rappresentare una definitiva presa di distanza da un personaggio a cui, nel bene o nel male, si lega a doppio filo un importante spaccato della storia cittadina, collocabile tra gli anni ‘60 e ’80 del 900, in concomitanza con la felice stagione delle fabbriche pattesi, impiantate a Patti proprio in virtù di un atto di donazione di Sindona alla città. Ecco perché, nonostante sia trascorso più di un quarto di secolo dalla sua morte, il nome di Sindona riesce ancora a far vibrare le corde di molti pattesi.
Da “salvatore della lira” a “bancarottiere di Patti”, “Micheluzzo” suscita ancora un misto di amore e odio, ammirazione e sdegno, dividendo coloro che ne vorrebbero prendere definitivamente le distanze da coloro che ne vorrebbero elevare la figura a simbolo dell’uomo in grado di “farsi da solo” (emblematico il caso di un ex assessore comunale nel cui discorso d’insediamento, tra l’imbarazzo generale, elevò Michele Sindona a modello tipicamente pattese di abnegazione e riscatto). Insomma, una dicotomia vecchia, mai realmente sanata, che ancora oggi a Patti impedisce un giudizio sereno sulla vicenda umana e professionale di quest’uomo partito da zero alla conquista di un posto nella storia. Questo perché la vicenda personale di Michele Sindona s’insinua decisamente tra le pieghe di una storia tutta locale, col finanziere nelle vesti di deus ex machina del modello di sviluppo economico, sociale e politico impostosi tra gli anni ’60 e ’80 del secolo appena trascorso in quello spicchio di terra al di là del Tindari.
Oggi l’intitolazione di una via a Giorgio Ambrosoli, nei pressi di via Fratelli Cervi, sembra chiudere, almeno in parte ed almeno esteriormente, i conti con un passato parecchio ingombrante. A vincere la battaglia è quell’anonimo cittadino, autore di un dossier compilato con tenacia per l’affermazione di un sacrosanto principio etico e culturale. Una battaglia combattuta con la carta e con la penna, finalizzata a scuotere le istituzioni locali per «onorare la memoria dell’Avv. Giorgio Ambrosoli, l’eroe borghese fatto assassinare dal purtroppo nostro concittadino Michele Sindona».
Redazione