PATTI – Palazzo Galvagno : Futura risorsa o gigante addormentato ?
Con la risoluzione della controversia tra il Comune di Patti e la ditta esecutrice dei lavori di sistemazione di Palazzo Galvagno sembrava essersi finalmente sbloccata una lunga impasse che per diversi anni ha mantenuto la struttura di piazza Cavour in una situazione di stallo, ritardando l’apertura al pubblico dello storico edificio ristrutturato nel corso dell’ultimo mandato dell’amministrazione Venuto insieme al complesso conventuale di San Francesco.
Durante l’esecuzione dei lavori la Valverde Costruzioni aveva iscritto delle riserve sul registro di contabilità per ulteriori spese ammontanti a circa 50mila euro. Due anni fa il verbale di conciliazione aveva riconosciuto alla ditta le somme richieste, poi ridotte a 30mila euro per l’impossibilità di attingere dal quadro economico del progetto: circostanza che ha costretto l’attuale amministrazione a far fronte al pagamento reperendo l’importo necessario tra le pieghe del bilancio comunale.
Ad oggi, però, la prestigiosa struttura è ancora ferma con le quattro frecce: versata una prima tranche all’impresa, rimangono ancora da corrispondere più di 15mila euro. Quali i tempi di estinzione del pagamento? Difficile a dirsi, di sicuro c’è che poi si dovrà mettere in opera l’ascensore e attendere i tempi burocratici necessari al collaudo amministrativo. Ma al netto delle lungaggini rimane la forte perplessità su che destinazione dare ad un palazzo di tale ampiezza.
L’idea di museo diffuso proposta dall’architetto Fabio Fornasari rimane in pole position. Il problema, di non facile soluzione, è capire come renderla concreta e soprattutto con quali risorse. Pare che l’amministrazione in carica non abbia alcuna intenzione di metterci dentro qualche suppellettile sulla scia di quanto erroneamente fatto al complesso conventuale di San Francesco, dove, per altro, sembra che il sindaco sia intenzionato a mettere i lucchetti già da questo inverno e ad aprire la struttura solo in occasione di eventi e manifestazioni, trasferendo altrove il personale finora impiegato nello storico sito di via Cappellini.
Tornando a Palazzo Galvagno: va bene l’auditorium, ok anche la sala convegni, l’emeroteca e il museo musicale. Ma si dia spazio a forme innovative di fruizione dei beni culturali, altrimenti ci si ritroverà sul groppone l’ennesimo “gigante addormentato”.
Giuseppe Giarrizzo