PATTI – Liceo Vittorio Emanuele III°. Incontro con due rappresentanti di “Amnesty International”
Ancora un’importante iniziativa del Liceo “Vittorio Emanuele III”, diretto dalla professoressa Marinella Lollo. Nell’aula magna della sede centrale, infatti, si è tenuto un incontro, che ha coinvolto le classi terze e quarte i della sezione “classica” (cui si sono aggiunte diverse classi dello Scientifico, del Linguistico e di Scienze Applicate in collegamento online) con due rappresentanti di “Amnesty International”, un’organizzazione non governativa (ONG) internazionale impegnata nella difesa e nella promozione dei diritti umani, fondata da Peter Benenson nel 1961.
L’incontro ha avuto come tema la pena di morte. I video mostrati agli studenti dai due giovani attivisti hanno illustrato in quanti paesi si pratichi ancora la pena di morte per reati sia gravi che meno gravi. “I dati riportati sul numero delle esecuzioni delle condanne a morte nel mondo – hanno sottolineato – sono sconcertanti come altrettanto sconcertanti sono i modi con i quali avviene l’esecuzione della condanna, (sedia elettrica, fucilazione, lapidazione) e i motivi per cui si decidono sentenze che prevedono inizialmente la tortura e poi l’uccisione dell’accusato.
Dopo aver affrontato la tematica nella sua complessità, i due attivisti hanno, però, lanciato un messaggio di speranza, riportando le “vittorie” conseguite grazie all’intervento di “Amnesty International”, che attraverso lettere, petizioni e pressioni sull’opinione pubblica mondiale è riuscita ad ottenere la revoca della condanna a morte e la scarcerazione di taluni condannati, alcuni colpevoli solo in quanto dissidenti politici, altri addirittura innocenti. E’ stato ricordato – e non poteva essere diversamente – uno degli ultimi casi di cronaca, riguardante la scarcerazione di Patrik Zaki.
La testimonianza dei “salvati” ha fatto emergere un altro punto di riflessione: il terrore psicologico che deriva dalla condanna a morte. “I carcerati – è stato evidenziato – non sono solo privati di ogni diritto umano, ma sono soggetti ad una violenza psicologica che consuma l’individuo stesso nella sua integrità morale”. Oltre a questo i due attivisti hanno esposto uno studio che ha dimostrato l’inutilità della pena di morte in quanto, a fronte di una punizione così estrema e disumana, non diminuiscono i reati.
La parte finale dell’incontro è stata dedicata alla riflessione sullo scopo di una pena, “che non può in ogni caso – è stato ribadito – violare il diritto alla vita, ma che deve mirare alla riabilitazione del condannato”.
Nicola Arrigo
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