PATTI – La visita a Patti e a Mistretta di Padre Flavio Facchin, Procuratore delle Missioni degli Oblati di Maria Immacolata
L’attenzione all’altro, la gioia e la semplicità di un sorriso, l’impegno a spendere la propria vita per qualcosa di grande, il desiderio di “evangelizzare i poveri”. Sono stati i temi portanti degli incontri che don Flavio Facchin, Procuratore delle Missioni degli Oblati di Maria Immacolata, ha tenuto a Patti e a Mistretta.
Ai ragazzi della scuola media “Pirandello”, diretta da Marinella Lollo, così come ai gruppi catechistici della parrocchia “san Nicolò di Bari”, don Flavio ha raccontato, con l’aiuto di slide, la sua esperienza in Africa.
E’ stato, infatti, per sei anni in Camerun e per 20 in Senegal, dove, per tanto tempo, ha “operato” pure il missionario pattese don Pippo Giordano, che adesso si trova in Guinea Bissau.
Don Flavio, che è rientrato in Italia nel settembre 2018 per assumere l’incarico di Procuratore delle Missioni Estere con sede a Roma, con il compito di coordinare tutti i missionari della Provincia Mediterranea (Italia–Spagna) con sacerdoti presenti in Senegal, Guinea Bissau, Uruguay, Sahara Occidentale, Venezuela, Tailandhia, Corea del Sud, ha particolarmente interessato i ragazzi, “presi” dalla sua esperienza di sacerdote, di padre, di amico, “presi” dal suo desiderio di “trasferire” in loro le sue emozioni ancora forti, i suoi ricordi ancora nitidi.
Citando frasi di Papa Francesco, Santa Teresa di Calcutta, Tagore ed altri, don Flavio ha “fatto capire” ai ragazzi che ciascuno può fare la propria parte per il bene di tutti, “proprio come una goccia nell’oceano che può sembrare inutile ma, alla fine, l’oceano c’è grazie a tante gocce”.
Ha ricordato come negli stati africani in cui ha svolto il proprio ministero, specie in Senegal, nonostante la povertà, la mancanza di servizi essenziali (acqua, luce), i tanti sacrifici da sostenere quotidianamente, le rinunce, le privazioni, la gente sappia sempre sorridere, “anche dopo una faticosissima giornata di lavoro”.
Ha fatto risaltare come “musulmani, che sono la stragrande maggioranza, e cristiani vivano in un rapporto di collaborazione e di integrazione” e come sia edificante “vedere che alla messa loro riservata partecipino un migliaio fra bambini e ragazzi”. Esempi, ricordi, citazioni, per rimarcare come la missionarietà sia una dimensione irrinunciabile della Chiesa e di ciascuno. Padre Flavio ha anche celebrato la messa nella parrocchia “San Nicolò di Bari”, a Patti, che fino al 1982 è stata guidata proprio dagli Oblati, e nella Chiesa Madre di Mistretta, accolto dal parroco don Michele Giordano.
Infine, ha incontrato anche il gruppo missionario e i collaboratori delle missioni estere, che seguono ed aiutano Padre Pippo Giordano. Sono stati giorni intensi che hanno confermato la “vitalità missionaria” che si vive a Patti e a Mistretta e che hanno prodotto un “frutto” immediato.
La dirigente dell’Istituto “Pirandello”, Marinella Lollo, ha, infatti, proposto la realizzazione di un progetto di scambio culturale con la scuola “Sant’Eugenio”, che si trova nella parrocchia “Maria Immacolata” di Parcelles Assainies – Dakar -, progetto che adesso verrà elaborato per renderlo operativo.
Inoltre, l’agronomo pattese Dario Natoli, che, assieme alla moglie Letizia Coppolino è l’anima del gruppo missionario, ha presentato il “Progetto Africa” all’Ordine dei dottori agronomi e forestali della provincia di Messina. L’intento è quello di sviluppare un progetto agricolo a sostegno della popolazione africana, da realizzarsi in Guinea Bissau, con lo scopo di favorire lo sviluppo sostenibile dell’agricoltura e la diversificazione alimentare, favorendo la permanenza delle persone nei luoghi di origine e mitigando, nel contempo, il fenomeno della migrazione. “Il progetto – spiega Dario Natoli – prevede una spesa di 30.000 euro e verrà finanziato da imprenditori agricoli, singoli e/o associati, privati, imprese e microimprese che vogliano stringere la mano ad un popolo bisognoso, per risvegliare il senso della solidarietà e dell’aiuto umanitario, che alberga, magari nascosto, in ciascuno di noi”.
Nicola Arrigo
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