PATTI – La “scuola” pattese si rimetterà in moto per vivere un nuovo, intenso anno scolastico.
C’è chi ha già iniziato, c’è chi riprenderà sabato, chi lunedì; a breve, insomma, tutta la “scuola” pattese si rimetterà in moto per vivere un nuovo, intenso anno.
Come sempre, si ricomincia con entusiasmo ma pure con qualche ansia, con fiducia e grandi prospettive ma anche con perplessità e interrogativi. E’ ovvio che sia così e questo vale sia per i dirigenti ed il corpo docente, ma pure per gli studenti. Fra loro c’è chi inizia un nuovo percorso, chi è in dirittura d’arrivo, chi è…in cammino, ma proprio loro, gli studenti, dovranno essere i veri protagonisti del dialogo educativo perché oggi più che mai c’è bisogno di una cultura incarnata, di una cultura, per intenderci, che non scaturisca solo da quanto appreso dai libri, ma che possa permettere di ragionare “con la propria testa”, da “esseri pensanti” e non da burattini i cui fili sono tirati da altri.
In un contesto di omologazione e di individualismo, la scuola, pure in una piccola realtà come Patti, che, però, ha un ampio bacino visto che abbraccia un vasto comprensorio, offrendo un’ampia varietà di indirizzi di studio, deve essere sempre più un baluardo sicuro; i docenti hanno il compito sempre più arduo di insegnare, cioè lasciare il segno, affinchè la formazione sia pienamente umana e sociale oltre che, ovviamente, culturale.
La scuola ha assoluto bisogno di recuperare autorevolezza, di riproporsi, pur nella sua complessità, come insostituibile punto di riferimento. Forse chi sta “nelle alte sfere” non sempre riesce a percepirlo e, allora, nonostante i “numeri”, nega la possibilità di avere più classi, pur in presenza di alunni diversamente abili (alcuni, peraltro, gravi), a scapito della didattica e del rapporto diretto col singolo alunno, molto, molto complicato quando hai “davanti” 29/30 ragazzi, ciascuno con la propria identità, il proprio “mondo interiore”, i propri alti e bassi, le proprie conquiste e le profonde delusioni, le proprie peculiarità ma anche le proprie deficienze.
Sarà per un’ottica del risparmio, sarà per giochi politici – che tanti tirano già in ballo anche in prospettiva del piano di razionalizzazione che dovrebbe entrare a regime nell’anno scolastico 2024/25 – sarà per ragioni che ci sfuggono, tant’è che il mondo della scuola, nonostante le belle parole, non sembra rientrare, almeno nelle nostre piccole realtà, fra le priorità.
Ed è legittimo che i vari istituti cittadini comincino a….mettere le mani avanti, sperando di poter così evitare un ulteriore depauperamento con il nuovo piano di razionalizzazione della rete scolastica, che già nel recente passato si è pesantemente abbattuto sulla città.
A tal proposito, sarebbe il caso che le famiglie non rimanessero inerti e distaccate, ma “sposassero” tale causa di salvaguardia per intero degli istituti pattesi, divenendo parte attiva di eventuali “proteste”, solleciti o prese di posizione. Già, la famiglia, insostituibile agenzia educativa, chiamata non a delegare, ma a collaborare fattivamente con la scuola, che, non di rado, deve sostituirsi al nucleo fondamentale di vita dei ragazzi che non riesce, evidentemente, ad essere la loro vera “culla”. Maggiore partecipazione alla vita della scuola non significa solo informarsi – a maggior ragione che c’è la disponibilità del registro elettronico – esclusivamente dell’andamento didattico, ma anche conoscere la vita reale della scuola, i suoi punti forti e i suoi punti di debolezza, sentendola come “propria” e non come qualcosa di distaccato, di necessario sì, ma non di più. Una famiglia che non sia iper protettiva ma che sappia far tesoro pure dei fallimenti dei figli (senza scaricare le responsabilità sempre e solo sui docenti), affinchè essi possano diventare trampolino di lancio per migliorarsi.
La società ha bisogno della scuola, la scuola ha bisogno della società; gli alunni hanno bisogno dei docenti, i docenti hanno bisogno degli alunni. In questo interscambio continuo si gioca il futuro, anche se sarebbe il caso di smetterla di considerare i ragazzi solo ed esclusivamente come il futuro. Essi sono, infatti, un magnifico presente e come tali vanno sostenuti e valorizzati, in quest’oggi così difficile, complicato, preoccupante, in cui, però, potranno essere davvero – “accompagnati” dagli adulti, professori in primis – luce di speranza.
Nicola Arrigo
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