PATTI – La festa in onore della Madonna del Tindari è stata ugualmente celebrata con tutto il suo fascino
Avrà sicuramente risentito dell’emergenza sanitaria, sarà stata meno partecipata del solito, magari saranno arrivati meno pellegrini degli altri anni, ma la festa in onore della Madonna del Tindari è stata ugualmente celebrata con tutto il suo fascino.
Non sono mancati, ovviamente, coloro che sono arrivati ai piedi della “Nigra sed formosa” per impetrare una grazie o per ringraziare di un favore ricevuto, così come, da segnalazioni che abbiamo ricevuto, non sono mancati alcuni disservizi (lamentele, soprattutto dai residenti della frazione Scala, raggiungibile solo attraverso un “lungo giro” anche da Locanda), ma la festa è stata ugualmente un’occasione di grazie a di preghiera.
A Maria il vescovo della diocesi di Patti, monsignor Guglielmo Giombanco, ha affidato la chiesa tutta, la diocesi, le famiglie, quanti attraversano una fase difficile della propria esistenza, i giovani. “Attraverso Maria – ha sottolineato il Pastore della Chiesa pattese nell’omelia della messa che ha presieduto ieri in Santuario – la luce di Dio è entrata nel mondo ed è compito di tutti i cristiani mantenere accesa questa luce, testimoniando la fede, professando la speranza e attuando la carità”.
Stamattina, sempre in Santuario, l’arcivescovo metropolita di Messina – Lipari – Santa Lucia del Mela, monsignor Giovanni Accolla, ha presieduto la solenne messa pontificale, durante la quale il comune di Pettineo ha fatto dono della lampada votiva.
Nella sua omelia, monsignor Accolla ha posto l’attenzione “su tutti i migranti, quelli che raggiungono i nostri lidi e quelli che partono dalle nostre città per raggiungere lidi più sicuri e per un futuro migliore. Questo ci impegna a vivere secondo il cuore di Dio nella carità, nella solidarietà con una libertà fortemente correlata alla responsabilità di uomini che uscendo dal proprio egoismo scoprono la bellezza dell’umanità nello sguardo rivolto ai fratelli più bisognosi”.
Facendo riferimento alla tradizione circa l’inizio della devozione alla Madonna del Tindari, con riferimento alla baia di Tindari, all’impossibilità per l’imbarcazione di riprendere la navigazione, al ritrovamento della statua e al suo colore, monsignor Accolla ha sottolineato che “anche oggi Maria vuole essere accolta in tanti nostri fratelli che rischiano di subire la distruzione per lo sfruttamento dei loro territori e della loro vita, che si mettono in viaggio e aspettano di essere colti in mare e di essere accolti con dignità nei loro approdi. Sono neri, come Maria, ma sono belli, come Maria, rappresentano non una minaccia, bensì’ una benedizione, perché dove c’è carità, c’è benedizione”. “Noi – ha aggiunto – desideriamo essere gli iconoclasti delle false immagini, dell’idolatria, del potere e dell’economia, delle false informazioni finalizzate al lucro e al neo-colonialismo che rende schiavi tanti nostri fratelli, della violenza, dell’arroganza e della cultura della guerra”.
“Sotto lo sguardo di Maria – ha esortato monsignor Accolla – cogliamo la bellezza della vita nuova, rinata con la carità, cerchiamo di essere operai di redenzione. Maria è modella della Chiesa,è a more accolto, corrisposto e condiviso. Il compito della Chiesa è servire l’uomo, portando e comunicando Gesù che vive in noi”.
“Oggi più che mai – ha concluso – a seguito del tempo trascorso con lo scoraggiamento, la paura e lo sconvolgimento della vita sociale, non possiamo esimerci, guardando Maria, di lasciarci coinvolgere nell’esperienza dell’accoglienza, della corresponsabilità e della condivisione nei confronti dei fratelli che sono nel bisogno. In questa porzione del mondo abbiamo l’opportunità di essere credibili annunciatori della presenza di Gesù con la testimonianza della carità”.
Nicola Arrigo
| |||||||