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PATTI – La città di Patti ha accolto festosamente il nuovo vescovo della diocesi, monsignor Guglielmo Giombanco

PATTI – La città di Patti ha accolto festosamente il nuovo vescovo della diocesi, monsignor Guglielmo Giombanco
Aprile 23
17:02 2017

La città di Patti ha accolto il nuovo vescovo della diocesi di Patti, monsignor Guglielmo Giombanco, che ha ufficialmente iniziato il proprio ministero nella Chiesa pattese.

In tanti si sono dati appuntamento in Piazza Marconi, dove, presenti numerosi sacerdoti, autorità civili (in primis il sindaco di Patti Mauro Aquino e la sua giunta) e militari, le confraternite di San Teodoro e di Sant’Antonio Abate, il nuovo Pastore è stato festosamente accolto.Guglielmo_Giombanco_accoglienza_a_patti_003

Dalla piazza è partito il corteo che ha raggiunto la Cattedrale “San Bartolomeo”, gremita di fedeli, dove monsignor Giombanco, assieme ad alcuni bambini delle comunità parrocchiali cittadine, hanno fatto un omaggio floreale a Santa Febronia.

Quindi, dopo l’indirizzo di saluto ed il benvenuto del Delegato ad omnia della diocesi di Patti, monsignor Giovanni Orlando, il Vescovo ha presieduto la celebrazione eucaristica. “Con grande gioia – ha detto nell’omelia, dopo aver ringraziato, tra gli altri, pure il suo predecessore, monsignor Ignazio Zambito, “a cui auguriamo tutto il bene che il suo cuore di padre desidera”, – celebro per la prima volta l’Eucarestia in questa Chiesa Cattedrale di Patti, tempio principale della Chiesa locale”.

Guglielmo_Giombanco_accoglienza_a_patti_004“Il Signore – ha proseguito monsignor Giombanco – ci chiede di essere cristiani fuori dal tempio, per poterci chinare sulle tante persone ferite dalla vita, con una testimonianza di gesti – più che di parole- che siano veramente evangelici, senza possibilità di equivocare, perché carichi di amore e di umanità. Il Signore ci chiede di condividere con i fratelli, attraverso la nostra umanità, i doni ricevuti impegnandoci ad essere costruttori di comunione nella carità”.

“Il Risorto – ha aggiunto il vescovo -è colui che sta in mezzo alla comunità, alla sua Chiesa, quest’ultima diventa allora il luogo privilegiato (non unico) per incontrarlo: finché Tommaso sta fuori dal cenacolo non ha la possibilità di incontrare il Risorto e continua a dubitare. Nel momento in cui accetta di entrare nello spazio della comunità radunata, ecco che il Risorto viene e si fa a lui presente. Così il dubbio è sciolto dalla comunione e la fede prende vita all’interno di una comunità in cui ciascuno si fa aiuto e sostegno dell’altro per crescere insieme verso la salvezza”.

Quindi, monsignor Giombanco ha distinto tra “paure sane” e “paure malate”. “Ci sono paure “sane” anche doverose. Mi pare che sia segno di amore e di fede aver paura di ingessare la parola bloccandola nella vischiosità dei nostri pregiudizi. Oppure il constatare ogni giorno, anche con smarrimento, la nostra radicale inadeguatezza ad “armonizzare” questo mondo. Non sarebbe dunque fuori luogo nella Chiesa un prudente timore di non capire a sufficienza l’uomo del nostro tempo, il corso degli avvenimenti, i segni dei tempi, le fatiche ed i drammi dei poveri, la disperazione dei giovani. Questi e simili paure ci farebbero meno presuntuosi e più attenti allo Spirito che parla ancora, che ha sempre qualcosa di nuovo e di inedito da proporre all’uomo lungo i secoli. L’esperienza quotidiana, per un altro verso, ci fa toccare con mano che nelle nostra realtà incontriamo anche paure malate. La paura di non apparire mai perdenti, di controllare tutto pur di non perdere l’immagine che si è costruita non sempre in sintonia con il modo di fare Gesù. Come pure la paura di non saper ascoltare le paure degli uomini. Dubitare di saperlo già chi è questo Gesù a cui siamo consegnati, temere di non essere all’altezza di poter camminare e vivere con il Verbo fatto carne, temere di non sapere mai nulla di definitivo su di Lui e dei suoi voleri, avere paura che la nostra esistenza sia sconvolta dall’amore che Lui ci propone; timori come questi ci fanno davvero camminare, fanno crescere il desiderio di una fede matura e ci rendono umili compagni di chi oggi cerca Dio, anche se non lo sa. L’incontro con Gesù libera i discepoli dalla paura e dona loro il coraggio della fede; li fa passare dalla paura alla gioia. Così avviene per tutti noi quando permettiamo a Gesù il Risorto di entrare nella nostra vita, nelle nostre paure. Egli ci dona la vera gioia nel cuore”.

“Fratelli e sorelle – ha concluso monsignor Giombanco – iniziamo questo cammino arricchiti dai doni del Risorto con la certezza che Egli, buon pastore, cammina con noi e ci guida lungo i sentieri irti, ma sempre luminosi della storia. Affidiamo a Maria Santissima., Madre attenta e discepola fedele, il cammino della nostra Chiesa perché con la sua dolcezza materna ci accompagni”.

 

 

Nicola Arrigo

Se adeguarsi vuol dire rubare, io non mi adeguo.

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