PATTI – Inserimento tra gli ospedali di comunità del Barone Romeo. Il Comitato ”Aretè” non ha apprezzato la passerella Mediatica della Deputazione Regionale.
Non abbiamo apprezzato la passerella Mediatica della Deputazione Regionale, in merito all’inserimento tardivo tra gli ospedali di comunità del Barone Romeo di Patti; quasi come una bomba ad innesco in prossimità della campagna elettorale si risveglia l’interesse di una classe politica poco attenta, al limite della latenza, rispetto a una questione che tocca indistintamente ogni singola persona.
L’ospedale è un bene che appartiene a tutti in ogni momento della vita, giorno dopo giorno, e non solo in prossimità delle elezioni.
Patti non ha bisogno di grida di vittoria per l’ottenimento di una prerogativa che è naturale ed invece è fatta apparire come una concessione che ci conduce indietro di decenni, con la conseguenza che il favoritismo politico ammiccante prende il sopravvento sui diritti dei cittadini.
Non abbiamo bisogno di essere compiaciuti, piuttosto pretendiamo una politica seria e attenta, definitiva rispetto al nosocomio, che sia frutto di valutazioni pensate in funzione delle reali esigenze del territorio, della potenzialità della struttura e non per ultimo del diritto, costituzionalmente acclarato, alla difesa della salute della persona umana.
Il Barone Romeo è ubicato strategicamente nel contesto di un territorio che lo configura in maniera spontanea al centro della rete di emergenza/urgenza di un vastissimo bacino di utenza che va ben oltre i comuni del distretto di riferimento, e questo basta per superare i vincoli imposti dalla legge Balduzzi per essere classificato Dea di primo livello.
Per i servizi offerti il nosocomio pattese è un ospedale salva vita anche in virtù del cosiddetto parametro spazio-temporale che è citato tra le pieghe della normativa vigente; basti pensare al servizio di emodinamica che serve un territorio di oltre duecentomila abitanti e che oggi, alla luce di notizie giornalistiche è fondatamente sotto attacco e la cui sopravvivenza sembra vacillare.
Nessuno dimentichi il becero tentativo di sopprimere in una sola notte il reparto di terapia intensiva neonatale, unico a poter garantire i nati da gravidanze a rischio e/o i neonati con patologie gravi tra Messina e Palermo.
Il depotenziamento subito negli ultimi anni è sotto gli occhi di tutti ed in particolare degli operatori sanitari che ogni giorno si vedono costretti a navigare nel buio tra inenarrabili difficoltà e spesso in carenza di organico, con apparecchiature non funzionanti.
Se non fosse tragico ci sarebbe da ridere del fatto che il primario del pronto soccorso è lo stesso primario di un nosocomio distante sessanta km da Patti.
Se non fosse tragico ci sarebbe da ridere perché la chirurgia vascolare non ha un primario e la chirurgia generale non opera per carenza di anestesisti.
Basta con la politica dello slogan e del campanile. Il Barone Romeo può e deve essere classificato ospedale Dea di primo livello ed è per questo che lanciamo l’ennesimo appello a chi ha responsabilità di governo ed amministrazione del territorio.
Se, in tempi brevi non avremo risposte certe, nascerà, ahinoi, il partito della scheda bianca.
Redazione da comunicato stampa
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