PATTI – Il dramma, l’amarezza, il dolore per non aver potuto salutare un fratello. Al ”Barone Romeo” c’è forse carenza di un po’ di umanità ?
Aretè – comitato per la tutela dell’ospedale ”Barone Romeo” di Patti, ha inviato una lettera “segnalazione” di una concittadina, così come ricevuta alla c.a. dell’Assessore alla Salute della Regione Sicilia Dott.ssa Giovanna Volo, del Commissario Straordinario dell’ASP di Messina dott. Bernardo Alagna del Direttore Sanitario dell’ Ospedale Barone Romeo di Patti Dott. Giovanni Merlo
Riceviamo e copiamo interamente una “segnalazione” di una concittadina.
Mi sento solo di sottolineare che si parla tanto di “umanizzazione degli ospedali” ma a Patti a volte succede anche l’opposto.
SPETT.COMITATO ARETE’ In data 22.02.2023, mio fratello Lo Presti Aldo veniva trasportato d’Urgenza, con il servizio del 118 dalla Casa di Cura sita in Oliveri, al PS del P.O. Barone Romeo di Patti. Dopo essere stato sottoposto a visita ed indagini strumentali dal personale medico del PS, veniva posta diagnosi di grave broncopolmonite bilaterale, Insufficienza Respiratoria Acuta e sofferenza cardiaca.
Viste le gravi condizioni veniva trasferito presso L’U.T.I.C. del P.O di Patti. Venivo informata dal personale della casa di cura del ricovero e prontamente giungevo presso l ‘U.T.I.C. de P.O. di Patti alle ore 8.30 circa per avere informazioni sulle condizioni di salute di mio fratello.
Alle ore 8,45 circa nel corridoio antistante l’ U.O. C. di Cardiologia venivo ricevuta da un dirigente medico del l’ U.O.C. di Cardiologia , il quale mi informava dettagliatamente delle condizioni di salute. Venivo informata che mio fratello era giunto presso la loro U.T.I.C. in gravi condizioni dovute ad una polmonite bilaterale “devastante” questa la parola usata dallo stesso sanitario. A questa si aggiungeva una grave Insufficienza respiratoria per la quale mio fratello necessitava di Ossigeno terapia ad alti flussi ed una sofferenza cardiaca, senza Ischemia del miocardio, documentata dall’aumento degli enzimi cardiaci.
Alla mia domanda se mio fratello fosse cosciente, durante tale colloquio delle 08.45, il dirigente medico del reparto alla presenza di testimoni, rispondeva che mio fratello, seppur agitato, era perfettamente cosciente e lucido. A questo punto chiedevo al medico se fosse possibile, utilizzando i DPI di sicurezza e ove lui lo ritenesse opportuno, effettuare anche tampone rapido antigenico per Covid-19, poter vedere mio fratello per confortarlo della mia presenza in questo momento critico della sua esistenza. Il sanitario a questa domanda rispondeva categoricamente che le Norme Anticovid del decreto 2020, impedivano a chi non fosse medico o paramedico del reparto l’ingresso in U.T.I.C. Non volendo indisporre il sanitario vista anche la gravità della situazione, non ho voluto nel colloquio delle 8.45 , ribadire al Sanitario che già il decreto pubblicato in GU del 24.03.2022 consentiva l’accesso ai parenti negli ospedali secondo le modalità stabilite (utilizzo DPI, esecuzione tampone antigenico Covid-19), quindi non si è voluto affermare quanto assurda e priva di fondamento legislativo fosse la sua risposta.
Alle ore 12,15 ritornavo nel corridoio antistante L’U.T.I.C per avere nuovamente informazioni e veniva riferito che le condizioni non erano migliorate e rimanevano critiche. Alla mia domanda se mio fratello fosse ancora cosciente, durante tale colloquio delle 12,15 il medico dell’U.O. alla presenza di testimoni, rispondeva che mio fratello, pur se agitato, era “lucidissimo”. A questo punto, considerato che le condizioni cliniche non erano migliorate, chiedo nuovamente se è possibile utilizzando i D.P.I di sicurezza se lui lo ritenesse opportuno effettuare anche tampone rapido antigenico per Covid-19 , poter vedere mio fratello . Il medico nonostante chiaramente mi aveva spiegato (colloquio 12.15)che le condizioni di salute erano critiche e potevano da un momento all’ altro precipitare portando all‘exitus di mio fratello, alla domanda se era possibile vederlo ,rispondeva scandendo le parole e utilizzando un tono di voce autoritario che : LE NORME DEL DECRETO ANTICOVID DEL 2020 CHE POSSIAMO VEDERE AFFISSO ALLA PORTA DELL’UTIC IMPEDISCONO CATEGORICAMENTE A CHIUNQUE NON FACCIA PARTE DEL PERSONALE SANITARIO E/O PARASANITARIO DELL’OSPEDALE L ACCESSO ALL AREA U.T.I.C., aggiungeva inoltre che anche il Direttore Sanitario del P.O. di Patti con circolare aveva approvato tale divieto, quindi (questa volta con tono più pacato e falsamente compassionevole ) non era possibile alla sorella avere il permesso di poter vedere il proprio fratello anche se esso versava in imminente pericolo di vita.
A questo punto si fa presente al medico, che già da tempo è uscito il decreto Ministeriale che sancisce la fine dell’Emergenza Sanitaria su tutto il territorio Nazionale, si fa presente che è anche uscito il decreto che abolisce il divieto assoluto di Ingresso e visita negli ospedali, nelle strutture sociosanitarie, nelle RSA ecc. Si ricorda che l ‘accesso a tali strutture è oramai consentito con idonei DPI e ove la struttura lo ritenesse necessario con effettuazione di Tampone Antigenico per Covid 19, ma anche dopo tale argomentazione il Primario, questa volta con tono infastidito rispondeva che il Direttore Generale dell’ASP 5 non si era espresso quindi secondo lui (ASSURDO!!!!!!) tali decreti Ministeriali non erano stati recepiti dall’ASP 5, e inoltre anche il direttore Sanitario del PO di Patti non si era espresso contro tale divieto.
Le ultime affermazioni potrebbero anche convincere chi dotato solo di licenza elementare non è in grado di rispondere al possessore di una laurea in Medicina e Chrirugia. Ma il medico ha volutamente sottovalutato che la scrivente e le persone presenti erano anch’essi dotati di laurea oltre che di senso critico e di giudizio.
Alle ore 13,45 circa vengo chiamata dal personale dell’UTIC del P.O. di Patti per essere informata che le condizioni cliniche di mio fratello erano precipitate e mi viene chiesto di recarmi subito in ospedale.
Alle ore 14,30 circa vengo informata del decesso di mio fratello. Inutile scrivere qui il dramma, l’amarezza, il dolore per non aver potuto salutare mio fratello ,quando ancora cosciente, ed era in grado di sapere e di poter essere confortato dalla presenza della sorella.
LO PRESTI ROSARIA
Redazione da comunicato stampa del Comitato Aretè
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