PATTI – Il Covid-19 ”ripopola” il piazzale dei tamponi. La scuola è…pericolosa, il resto no ?
Avevamo quasi dimenticato, durante l’estate, il covid; forse, inconsciamente o perché non ne…potevamo più, pensavamo che ne fossimo “usciti” e che tutto sarebbe potuto tornare come prima.
Dobbiamo ammetterlo: abbiamo allentato la presa, abbiamo messo da parte precauzioni e regole, abbiamo agito come se davvero la pandemia fosse un lontano, sia pur terribile, ricordo. E così abbiamo dato modo al covid di riproporsi, sicuramente – e speriamo non sia mai – non con la precedente tragicità (anche se noi siamo stati toccati di….striscio), ma indubbiamente col suo carico di ansia e di preoccupazione, pronte a diventare vera e propria paura con l’accavallarsi delle notizie di nuovi contagi pure a Patti.
Così, il piazzale dell’ospedale “Barone Romeo” si è “ripopolato” di persone in fila, sulla propria auto, per sottoporsi al tampone, così in molte famiglie la spensieratezza è tornata ad essere trepidazione, almeno fino all’esito.
Aver appreso, alla fine della settimana che ci siamo lasciati alle spalle, che in città si erano registrati tre casi di contagio, ha tolto la serenità al week end, forse pure in chi continua sostenere che sono tutte bugie e che si fa solo terrorismo sulla psiche della gente ? Non ne siamo così convinti, se è vero com’è vero che la situazione non è per nulla cambiata sabato sera e ieri a Marina di Patti, tanto per citare il consueto esempio, con assembramenti, poche mascherine “alzate”, comportamenti non consoni alle prescrizioni.
Eppure non si è parlato e non si parla di altro; commenti, prese di posizione, previsioni, si sono sprecati, specie sui social, e, purtroppo, talvolta, sono tracimati in insulti. Corsi accelerati di virologia e infettivologi dell’ultima ora si sono ricavati il loro consistente spazio, così come lauree in medicina e in giurisprudenza.
In uno dei suoi messaggi facebook, il sindaco Mauro Aquino ha tenuto a ribadire che nessuno sceglie di infettarsi. Ovvio, scontato ! Ma le recenti vicende cittadine dovrebbero darci un’ulteriore scossa per essere più responsabili, più previgenti, più rispettosi delle regole, più convinti che dai nostri comportamenti dipende, alla fine, la salute pubblica, sia fisica che, tutto sommato, psichica. “Perché – commentava, tra il serio e il faceto, una mamma – se non moriremo di covid, moriremo di infarto, causato dalla paura”.
Nessuno vuole rinvangare il passato (anche perché, come detto, continua a…ripetersi da solo), nessuno vuole ergersi a giudice o dare la caccia all’untore, ma, durante l’estate, quando in alcuni dei nostri articoli stigmatizzavamo determinati comportamenti sbagliati sul lungomare o in discoteca (prima che le richiudessero), abbiamo ricevuto commenti piccati e risentiti, perché eravamo troppo esagerati e quasi creavamo panico.
Non lo abbiamo mai creduto, né, tantomeno, saremmo soddisfatti ricordando “Noi l’avevamo detto”. Allora, il presente serva per “rivedere” e correggere una crescente superficialità. A nostro avviso, considerati principalmente i “salti mortali” fatti nei vari istituti cittadini per garantire la sicurezza, la scuola, al momento, resta uno degli ambienti più protetti. I ragazzi, sia pur non senza sofferenza, assumono tutte le precauzioni che la situazione contingente richiede e determinati comportamenti stanno diventando, man mano, naturali. Per loro stessa affermazione, il problema è…fuori, dove vivono esperienze variegate, legate anche alle attività che svolgono, spesso, purtroppo, senza i necessari accorgimenti che tutti, in teoria, conosciamo, ma che non sempre applichiamo.
La speranza, ovviamente, è che non si registrino altri contagi e che si possa riprendere in tranquillità un percorso iniziato fra tante speranze e aspettative. Per raggiungere tale scopo è fondamentale l’apporto delle famiglie, che devono svolgere un vero e proprio ruolo di vigilanza sui vari comportamenti dei figli e collaborare a 360 gradi con le istituzioni. Anche e soprattutto per evitare poi di puntare il dito (perché la colpa è sempre e solo degli altri), di mettersi in apprensione, di non fare andare i figli a scuola per precauzione. Tale precauzione, tale premuroso interesse deve caratterizzare tutta la giornata e tutte le attività. A che serve avviare, come successo al Liceo Classico, la didattica integrata a distanza se poi ci ritroviamo a Marina tutti…ammassati ? La scuola è…pericolosa, il resto no ?
E nessuno se la prenda, né adulti, né giovani e ragazzi, se gli vengono costantemente ricordati determinati comportamenti. Perché è vero che, come dicevano i latini, “homo faber fortunae suae”, ma, ora più che mai, l’uomo è artefice non solo della propria sorte ma di tutti !
Nicola Arrigo
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