PATTI – Il comitato “Aretè” interviene su reparto di ortopedia del “Barone Romeo”

Ennesima presa di posizione del Comitato per la Tutela dell’ospedale “Barone Romeo” di Patti “Aretè”, presieduto da Francesco Saporito, che continua a “smuovere le acque stagnanti” attorno al nosocomio che non sempre è stato ed è valorizzato come meriterebbe.
Stavolta l’attenzione è incentrata sul reparto di ortopedia tramite una nota inviata all’Assessore Regionale alla Salute Ruggero Razza, a cui si chiede di intervenire presso la Dirigenza dell’Asp di Messina “per porre rimedio alla gravissima questione relativa alla mancata fornitura all’utenza del servizio di reperibilità ortopedica dopo le ore 20 nei giorni feriali e mai in quelli festivi”.
“I traumatizzati – sottolinea la nota – sono costretti al trasferimento presso il nosocomio di Milazzo, distante oltre trenta chilometri da Patti e con tempi di percorrenza che superano i trenta minuti in condizioni di normale viabilità”.
Secondo il comitato “Aretè” “è intollerabile il permanere dello status quo, lesivo del diritto alle cure e alla salute sancito dalla nostra Carta Costituzionale, oltre a prefigurare, a nostro avviso, fattispecie che integra il reato di interruzione di pubblico servizio”.
“Aretè” ricorda all’assessore Razza che “l’atto aziendale 2020 prevedeva l’istituzione di un reparto di Ortopedia presso il “Barone Romeo”, con dotazione di dieci posti letto, anche in conformità a quanto sancito dal D.M. 70/2015 che impone la presenza della specialità di Ortopedia all’interno dei presidi ospedalieri di base”.
“A tutt’oggi – conclude la nota – l’ospedale di Patti non è dotato di un reparto di Ortopedia, che, gradualmente negli anni, è stato soppresso, riducendo la specialità esistente a mero ambulatorio diurno e reperibilità, ci consenta il termine, a reperibilità ridotta”.
Il Comitato auspica “un sollecito riscontro alla richiesta” , sperando che non resiste la “voce che grida nel deserto”, visto che, spesso, nella “stanza dei bottoni” si….ragiona e si decide secondo altri criteri che, purtroppo, non sempre sono a favore dell’utenza. E, nel tempo, l’ospedale “Barone Romeo” ne è stato tante volte esempio più che eclatante.
Nicola Arrigo
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