PATTI – Fratel Biagio Conte ha fatto tappa a Patti
Nel suo pellegrinaggio da Palermo a Roma (“per offrire a Papa Francesco la terra di Sicilia” – come da lui stesso affermato -) fratel Biagio Conte ha fatto tappa a Patti, proponendo la propria esperienza di fede vissuta a favore dei poveri e dei più deboli nella Cattedrale “San Bartolomeo”.
Conte si è inerpicato, portando la sua “inseparabile” croce, lungo la salita che porta alla basilica, dove ad attenderlo c’erano parecchi fedeli delle parrocchie cittadine, desiderosi di ascoltare un vero testimone “uno che – come ha sottolineato un presente – ha gli occhi della santità”.
Fratel Biagio ha raccontato la propria esperienza, dalla “scoperta” della vocazione di servire i poveri maturata a 26 anni alle difficoltà incontrate al servizio prestato a Palermo. “Un servizio – ha evidenziato – non facile, col quale si viene a contatto diretto con tanta sofferenza, una missione talvolta non compresa e ostacolata. All’inizio mi sono ritrovato solo, addirittura mi dicevano che ero depresso”. “Noi – ha aggiunto – mettiamo in pratica le opere di misericordia, come dovrebbe fare ciascun cristiano.
Perché una società che lascia indietro i più deboli non è una società umana”, “La mia idea – ha proseguito – era andare in Africa, ma poi ho capito che la mia Africa era a Palermo, dove ho cominciato a…lavorare per ridare dignità ai poveri, per farli rinascere. Ed i poveri non è vero che sono fannulloni, arraffatori, capaci di fingere. Se li sai coinvolgere trovi in loro tanta ricchezza”. “La forza – ha concluso – ci viene dalla croce, che è dolorosa ma gloriosa. Il Vangelo è vita quotidiana: le parole devono essere accompagnate dalle opere.
I cristiani sono donati a tutti: non indietreggiamo e non scansiamo la croce”. Biagio Conte ha poi incontrato il vescovo monsignor Ignazio Zambito, che gli ha assicurato il sostegno personale e di tutta la diocesi pattese. Infine, è stato a Tindari “per ringraziare ancora una volta – ha sottolineato – la Madonna che mi ha fatto la grazia di tornare a poter fare il pellegrino”.
Nicola Arrigo