PATTI – Convegno “Rosario Livatino, identità, martirio e magistero”. L’occasione per riflettere sulla splendida personalità del magistrato, sulla sua fede, sulla sua capacità di non scendere mai a compromessi.
Ha riscosso ampi, meritati consensi la mostra “Sub tutela Dei – il giudice Rosario Livatino –”, organizzata del Centro di Solidarietà “Massimiliano Kolbe” ed ospitata nel convento “San Francesco”.
Sono stati giorni intensi, caratterizzati da alcuni appuntamenti di incontro e dibattito e, appunto, dalla visita alla mostra, soprattutto da parte degli studenti degli istituti non solo locali ma di tutta la zona tirrenico-nebroidea, ma anche da singoli cittadini, da famiglie, gruppi di catechismo, giovani dei movimenti presenti nella diocesi di Patti.
L’ultimo evento è stato il convegno su “Rosario Livatino, identità, martirio e magistero”, che è stato moderato da Marco Conti Gallenti, avvocato del Foro di Patti.
Lo stesso ha preso spunto dal libro di don Pio Sirna che ha preso parte al convegno assieme a monsignor Carmelo Ferraro, già vescovo di Patti dal 1978 al 1988 e poi arcivescovo di Agrigento, dove celebrerò il funerale del giudice Livatino, assassinato dalla mafia il 21 settembre 1990, al professore Paolo Corsini, docente dell’Università degli Studi di Parma e al dottore Gaetano Ruta, Procuratore Europeo presso la sede di Milano.
E’ stata l’occasione per riflettere, ancora una volta, sulla splendida personalità del magistrato di Canicattì, sulla sua fede incarnata nella difficile storia di quegli anni, sulla sua professionalità, sulla sua capacità di non scendere mai a compromessi.
Dopo i saluti del vice sindaco Eliana Raffa, del presidente dell’Ordine degli Avvocati di Patti, Lara Trifilò e del presidente del consiglio comunale Giacomo Prinzi, monsignor Ferraro ha ripreso le parole pronunciate nell’omelia durante il funerale di Livatino, per sottolineare “il clima drammatico del periodo, con i tantissimi morti di allora e con questo giudice diventato un segno di speranza per la provincia di Agrigento e per la Sicilia di allora”, “continua, comunque, ad essere un segno di speranza anche per il mondo di oggi – ha concluso monsignor Ferraro – e la mostra è stato un contributo importante per conoscere tale figura più che mai attuale”.
Lo storico Paolo Corsini è entrato nel merito del libro di don Pio Sirna, evidenziando la figura del martire e, quindi, le ragioni per cui Livatino è considerato tale. “La mafia è come una religione che annichilisce e sottomette – ha aggiunto – e, quindi, non può non eliminare, uccidere, chi ne vive un’altra con caratteristiche opposte di speranza e libertà”.
L’intervento di Gaetano Ruta ha evidenziato “l’attualità e la lungimiranza di Livatino nel suo lavoro di procuratore”. Emozionante la sua conclusione, in cui ha citato le parole di Paolo Borsellino pronunciate nel trigesimo della morte di Giovanni Falcone: “Sono morti tutti per noi, per gli ingiusti, abbiamo un grande debito verso di loro e dobbiamo pagarlo gioiosamente, continuando la loro opera, facendo il nostro dovere, testimoniando i valori in cui crediamo”.
Infine padre Pio Sirna ha raccontato la genesi del libro.
“Abbiamo concluso un grande evento – sottolinea, giustificatamente soddisfatto Giovanni Scardino, responsabile di Comunione e Liberazione della diocesi di Patti – che ha coinvolto veramente tanta gente. Ringraziamo tutte le persone che sono venute a trovarci ( oltre 1500 le firme contate sul nostro libro!), ma, soprattutto, rivolgiamo la nostra gratitudine ai dirigenti scolastici e agli insegnanti che hanno permesso ai loro ragazzi di conoscere la grande testimonianza di vita e di fede di Livatino attraverso la mostra”.
“Un risultato che si potrebbe definire straordinario – conclude Scardino – soprattutto se si è riusciti a smuovere il cuore di qualcuno o di tanti nel capire che la quotidianità, con il proprio lavoro, la propria famiglia, le proprie cose da fare, chiede di essere vissuta con fede, come fece Livatino, e così, sotto lo sguardo di Dio, tutto diventa bello e interessante per sé e per gli altri. Forse proprio questa è la santità: essere testimoni ogni giorno di una bellezza incontrata e vissuta”.
Nicola Arrigo
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