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PATTI – Caso Manca, al Borghese – Faranda la verità grida forte

PATTI – Caso Manca, al Borghese – Faranda la verità grida forte
Marzo 16
16:09 2015

Interessante ed emozionante mattinata al “Borghese-Faranda”, dove gli studenti delle classi IV A AFM, VA AFM, III A AFM, IV B RIM, III B RIM, IV B CAT, III B CAT E III A CAT, hanno incontrato lo scrittore Luciano Mirone, autore del libro “Un suicidio di mafia: la strana morte di Attilio Manca”. All’incontro hanno partecipato Angela Manca , mamma del giovane urologo che si suppone sia stato vittima della mafia, il fratello Gianluca e lo scrittore di “Le vene violate” Luciano Armeli.

Ad aprire l’incontro la prof. Rosalia Spanò, vicepreside del “Borghese-Faranda”, la quale ha sottolineato come l’Istituto sia sempre pronto ad abbracciare iniziative che tendono a sensibilizzare e a educare gli studenti ai valori di legalità, libertà e democrazia.

La parola è passata, dunque, alla mamma di Attilio, la quale con dolce determinazione, ha sottolineato che continuerà a “cercare con forza” la verità sul suicidio/omicidio del figlio. Il fratello, invece, ha ripercorso, con toccante precisione tecnica, gli eventi che hanno portato alla morte del giovane Manca, sottolineando i paradossi che smascherano l’ipotesi del suicidio.

Un suicidio che, come afferma Luciano Armeli, trova le sue radici nel parallelismo tra Corleone e Barcellona P.G, dove è provato sia stata coperta la latitanza di Bernardo Provenzano, il boss che sarebbe stato operato dal brillante urologo in quel di Marsiglia.

Una “terra babba”. Una “provincia babba”. Ma che in realtà “babba non è”. Queste le parole d’apertura di Luciano Mirone, il quale ha evidenziato che in questa terra si è persa la linea di confine tra il bene e il male, dove è più facile essere connivente con il “sistema”, che combatterlo. Scrivendo il mio libro-inchiesta, continua l’autore, non ho voluto sposare alcuna tesi: né quella del suicidio, né quella dell’omicidio. “..Mi sono limitato a raccontare i fatti, trovandomi davanti ad impressionanti omissioni e falsificazioni..”.

Rivolgendosi ai ragazzi e complimentandosi con loro per i lavori realizzati, i quali mostrano che hanno compreso, anche oltre le pagine del libro, una verità per troppo tempo nascosta, li ha incitati a non abbassare mai la guardia, a non accettare compromessi e raccomandazioni, perché la mafia parte anche da lì, così come li ha invitati a non smettere mai di parlare di mafia.

Le organizzatrici dell’incontro, proff. Lucia Scolaro e Pina Giancola, hanno sottolineato che è necessario formare nei giovani una coscienza civile, in quanto è inscindibile il rapporto tra educazione e società, ed è proprio la cultura a svegliare le coscienze, rendendo i giovani consapevoli dei propri diritti e doveri.

E sono i libri come quello di Luciano Mirone, continuano, che spronano i giovani a riflettere su quanto sia importante non fuggire, ma affrontare con determinazione e correttezza i problemi della nostra società, percorrendo sempre la strada della legalità e della verità.

Redazione da comunicato stampa

Se adeguarsi vuol dire rubare, io non mi adeguo.

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