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PATTI – Caro Vittorio … quell’umiltà e quel pudore che, purtroppo, le mancano.

PATTI – Caro Vittorio … quell’umiltà e quel pudore che, purtroppo, le mancano.
Aprile 23
14:57 2020

In simili situazioni bisogna ponderare bene se sia meglio tacere o esternare le proprie opinioni e, soprattutto, bisogna usare la “calma razionale”, perché se prendesse il sopravvento il “cuore” si potrebbe diventare incontenibili. 

In situazioni come questa non si sa se rimarcare il senso di patria e di unità o se, come molti fanno, prendersela con Garibaldi e tirare di nuovo fuori idee secessionistiche.

In situazioni come questa non si capisce se siamo davvero un’unica nazione o se per qualcuno siamo tanti “pezzi” messi sì assieme ma pur sempre…”pezzi”.

Nel mio piccolo, con le mie modeste riflessioni di “hobbista” dell’informazione, voglio unirmi al coro di chi, nelle ultime ore, non ha resistito all’impeto (e qui prevale il cuore) di rispondere all’egregio (eufemismo) Vittorio Feltri, che ha perso, ancora una volta, l’occasione preziosissima di tacere. Nonostante sembri faccia fatica a parlare, biascichi, sembri avere continua necessità di prendere fiato, non riesce proprio a non esprimere giudizi che feriscono profondamente i destinatari.

Ho l’impressione, caro signor Feltri, che per lei sia necessario, proprio come l’aria che respira, attaccare un giorno sì e l’altro pure i meridionali, approfittando del suo giornale o dello spazio, troppo, che le viene concesso in tv, soprattutto lì dove trova Mario Giordano che, essendo sulla sua stessa lunghezza d’onda, le offre assist per le sue deplorevoli esternazioni. Non è che, in fondo, il complesso di inferiorità ce l’ha lei e prova a mascherarlo dandosi l’aria di convinto detentore assoluto della verità, l’aria di chi si sente autorizzato a “sputare sentenze”?

Francamente, io non mi sento manco scalfito dalle sue parole, dalle sue pretestuose prese di posizione, perché sono fiero delle mie origini, della mia sicilianità (per circoscriverla ancora di più, della mia “pattisanità”) del mio sentirmi radicato in una terra ricca di sole, natura, storia, cultura, arte. Forse è proprio questo che le fa venire l’invidia e dalla sua nebbiosa e perennemente “buia” Milano la spinge a ritenere “inferiore” chi ha molto da insegnarle per laboriosità (che che ne dica un’altra sua “collega” della sua stessa pasta), semplicità, attaccamento alla propria terra.

Mi verrebbe quasi da “rubare” le parole con cui Virgilio, che sta descrivendo i cosiddetti “ignavi”, esorta Dante : “Non ragioniam di lor, ma guarda e passa” (Inf.III,51). Scusi il riferimento al “sommo poeta”, ma come lei ben sa, avendo sicuramente studiato la Divina Commedia, Virgilio intendeva proprio dire che non bisogna preoccuparsi delle calunnie o delle malvagità altrui o, comunque, delle bassezze. 

Purtroppo, però, non riesco a “non ragionar” (le ricordo che nel dire comune è poi diventato “non ti curar”) e così, in punta di piedi, le vorrei far notare che una dei teroni, come definiti nel titolo a tutta pagina del suo giornale, chiamata a guidare una delle aziende controllate dallo Stato, l’Enav, è “figlia” della nostra Patti. 

E’ vero che lei, caro direttore, sa tutto, visto che detiene la verità assoluta; in ogni caso le volevo far presente (magari non eccelle in geografia) che Patti è un comune della provincia di Messina, in Sicilia, che può vantare bellezze e ricchezze incomparabili quali Tindari e i laghetti di Marinello, testimonianze storico-artstico-religiose, splendido mare e tanto altro. E’sede di diocesi, di Tribunale, di ospedale, di vari importanti uffici, di istituti scolastici di variegati indirizzi di studio. Quindi, pur essendo in piena…Terronia, non siamo così….scarsi ! E mi fermo per non farla “biliare”  ancora di più !  

Già: “biliare”…Glielo traduco, sebbene l’italiano non renda. Quando una persona si “bilia”, dal profondo delle viscere si scatena un moto che, in genere, tracima in scatti verbali difficilmente controllabili. Potrebbe pure accadere che – e ciò ti fa stare ancor più male – si tenga tutto dentro e ciò si roda.

Ecco: io, a sentire certe sue affermazioni – per non dire tutte – mi “biliu”, forse perché, nel mio essere un semplice “hobbista”, ho un concetto diverso di informazione, che, in primis, non può approfittare della ribalta per diffamare gli altri, anche e soprattutto quando non hanno la possibilità di replicare. Mi “biliu” perché io, noi, “terroni”, non ci sentiamo e, soprattutto, non siamo per nulla inferiori e credo che abbiamo molto da insegnarle, a partire dal rispetto dell’altro, chiunque egli sia. 

Dicevo della “figlia” di Patti che presiederà – mi dispiace tanto per lei –  l’Enav, una delle “terrone” (non so se si possa volgere al femminile, per cui aspetto, magari, un suo chiarimento in merito) da lei bollate, Francesca Isgrò, che per noi è motivo di orgoglio e di vanto. Perché deve sapere che noi abbiamo ancora un forte senso di comunità, mentre lei mi sembra un “povero uomo solo” che forse proprio per questo cerca, per vie traverse, popolarità. Siamo fieri di Francesca, che non ha certo bisogno della mia difesa (peraltro è un affermatissimo avvocato, quindi, eventualmente, lo farà da sé), ma le assicuro (e lo posso dire con cognizione di causa perché l’ho vista “crescere” nella parrocchia “San Nicolò di Bari”) che ha saputo farsi strada con grande tenacia, non tanto per “diventare qualcuno” ma per “essere qualcuno”. 

Non voglio rubarle altro tempo, caro direttore; magari, si starà preparando a qualche altra “uscita” delle sue e, quindi, non può stare dietro a uno sconosciuto siciliano terrone inferiore. La ringrazio perché con le sue “sparate” (in Sicilia le definiremmo in un altro modo) ci fortifica e ci fa essere sempre più orgogliosi di chi siamo, di dove veniamo, di dove stiamo. E non si “biliassi” se i terroni vanno avanti; lo fanno, anche e soprattutto, perché hanno quell’umiltà e quel pudore che, purtroppo, le mancano. Mi dispiace, ma devo proprio farglielo notare: in questo (l’umiltà e il pudore, mi perdoni se lo rimarco, caro Vittorio, ma magari si è distratto e ha perso il…filo) lei è molto, molto inferiore!

Nicola Arrigo

 
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Se adeguarsi vuol dire rubare, io non mi adeguo.

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