PATTI – Anziani autosufficienti privati del diritto di cittadinanza.
Gli anziani autosufficienti di Patti reclamano, legittimamente, una diversa attenzione nei loro confronti da parte delle istituzioni. In particolare, chiedono una alternativa alla loro solitudine per il fatto che, in tanti anni, non si è riusciti a trovare una sede stabile per loro dove potersi incontrare, magari giocare a carte, per sentirsi vivi.
Falliti inspiegabilmente, diversi anni fa, alcuni tentativi per costruire una sede tutta per loro, si era arrivati, una decina di anni fa, alla decisione dell’allora amministrazione comunale, guidata dal sindaco Giuseppe Venuto, di mettere a loro disposizione i locali di Piazza Cicerone, che per tanto tempo sono stati sede della Pro Loco, per adibirli a centro sociale polivalente, appunto, per gli anziani, finanziato con i fondi FAS assegnati dal Cipe, ma poi non se n’è fatto nulla.
Per qualche tempo gli anziani pattesi avevano trovato ospitalità in angusti magazzini dove riuscivano ad incontrarsi, giocare a carte, leggere un giornale o vedere la televisione. Poi, tutto d’un tratto, anche questa soluzione è stata cancellata.
Il problema diventa sempre più difficile perché manca un progetto per loro che preveda spazi adeguati per vivere la quotidianità che equivarrebbe a restituire loro il diritto di cittadinanza.
Per questi motivi ci troviamo davanti ad una categoria di essere umani che “abbiamo – dicono – solo il torto di essere anziani ma non chiediamo, per questo, la luna”.
“Durante l’anno, nelle belle giornate – sottolineano in coro – ci incontriamo in Piazza Marconi o in altri posti accessibili (il centro cittadino è costellato di tantissime, ripide scalinate, addirittura prive di passamani e, quindi, impercorribile per gli anziani) ma quando il tempo non è clemente siamo costretti a rimanere in casa e diventano giornate che non finiscono mai.
Basterebbe una sede adeguata dove incontrarci nelle giornate piovose per socializzare fra noi, giocando a briscola o tresette o leggendo il giornale”.
“Per fortuna – concludono – non abbiamo perso la speranza e siamo convinti che, prima o poi, ci sarà una soluzione anche a questo problema”.
Nicola Arrigo
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