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MILAZZO – Operazione “Il Padrino”, sei arresti nel messinese (Aggiornamento)

MILAZZO – Operazione “Il Padrino”, sei arresti nel messinese (Aggiornamento)
Ottobre 02
13:41 2014

Oggi, in diverse località della fascia tirrenica della provincia di Messina e a Villa San Giovanni, i carabinieri della compagnia di Milazzo hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del tribunale di Messina, su richiesta della procura distrettuale antimafia, nei confronti di 6 indagati per associazione mafiosa, estorsione, rapina, furto in abitazione, incendio boschivo, porto e detenzione illegale di armi e munizionamento ed altri delitti aggravati dalle finalità mafiose.

I provvedimenti, nel contesto dell’operazione chiamata “Il Padrino”, scaturiscono da un’attività investigativa nata a seguito di un atto intimidatorio subito da un esercizio commerciale di barbiere, ai danni del quale furono esplosi alcuni colpi di pistola che danneggiarono una saracinesca nel novembre del 2011. Le indagini, iniziate nel novembre 2011 e concluse nell’ottobre 2013, condotte in sinergia dai Carabinieri delle Stazioni di Rometta, San Pier Niceto, Roccavaldina, Monforte San Giorgio, Salina e del nucleo operativo di Milazzo hanno permesso di disarticolare un nuovo clan emergente che tentava di prendere il controllo della fascia tirrenica a ridosso di Messina e in particolare dei territori di Rometta, Spadafora, Villafranca e Saponara.

Nel tentativo di “appropriarsi” del controllo del territorio, pianificavano ed eseguivano diversi atti intimidatori, esplodendo colpi d’arma da fuoco alle saracinesche di esercizi commerciali, bruciando diverse autovetture o zone boschive, minacciando di morte, in alcuni casi, personalmente la vittima. Il gruppo criminale non disdegnava di perpetrare talvolta anche furti in abitazione e rapine. Una rapina ai danni di una anziana donna in particolare è stata connotata da particolare violenza. In questo caso la vittima è stata imbavagliata, legata e percossa prima di essere derubata. L’organizzazione criminale, che i componenti spesso chiamano “Famiglia”, benché ancora emergente, presentava già le caratteristiche tipiche di una struttura gerarchica tipicamente mafiosa.

A capo di questo nuovo sodalizio c’era Francesco Santamaria, 44 anni, di Rometta, che gli appartenenti al clan usavano chiamare il “padrino”. A Santamaria, infatti, viene riconosciuta dagli altri membri una “carismatica” autorità, mediante la quale, in più occasioni, riporta “l’ordine” mettendo fine a faide interne ed esterne al gruppo criminale. “Il Padrino” si comporta come tale, convocando riunioni degli appartenenti, nel corso delle quali da ordini e disposizioni sia di natura “operativa” (attentati, danneggiamenti) sia di natura “strategica”(organizzare e pagare la difesa legale di uno dei membri arrestati). L’autorità intimidatoria diretta ed indiretta di Santamaria è dimostrata anche dal fatto che egli pretenda e ottenga dai commercianti della zona prestazioni gratuite, sia per se e per i suoi familiari, che per tutti i componenti del clan.

Essi sono: Domenico Smedile, 47 anni, di Spadafora, Sergio Mavilia, 28 anni, di Rometta, Tindaro Talarico, 38 anni, di Spadafora, Pasquale Corrado, 38 anni, di Augusta, di fatto domiciliato in Villa San Giovanni, che operavano di massima su disposizione del “Padrino”, commettendo diversi reati di natura intimidatoria e predatoria, con il secondo fine di mettersi in mostra agli occhi del loro capo. Gli spari contro le saracinesche, gli incendi di autovetture e altri reati rappresentano spesso “avvertimenti” o “ripicche” per comportamenti reputati “sbagliati”, in una dinamica di acquisizione del controllo del territorio.

Nell’organizzazione esistevano anche compiti specifici, ad esempio Talarico si occupava di detenere e nascondere le armi da fuoco. Quest’ultimo, infatti, il 9 giugno 2012, è stato tratto in arresto dai carabinieri poiché trovato in possesso di due pistole calibro 7,6,5 di cui una con matricola abrasa e diverse munizioni. Sebbene dalle indagini non sia emerso in maniera diretta, si desume che l’organizzazione sia stata operativa anche nel settore delle estorsioni, che avrebbero rappresentato un’importante fonte di approvvigionamento economico. Benché non sia stato possibile accertare l’esistenza di un preciso collegamento con la mafia barcellonese, non mancano i contatti tra i elementi di spicco.

In particolare, in un episodio sintomatico, Santamaria, tramite Smedile, ha ricevuto un “imbasciata” da parte di Salvatore Foti, figlio di Carmelo Vito Foti, personalità di spicco dell’area barcellonese.

Un approfondimento meritano gli incendi boschivi divampati negli anni scorsi nel comune di Rometta. Attraverso complesse attività di indagine è stato possibile raccogliere gravi indizi di colpevolezza a carico di Mavilia. Quest’ultimo è stato l’autore di diversi incendi boschivi di ampie dimensioni, tra i quali uno verificatosi il 17 maggio 2008 in località Umbro di Rometta, che si estese a tal punto da lambire l’abitato delle frazioni di Sant’Andrea e Sottocastello, distruggendo più di 60 ettari di macchia mediterranea.

Nell’operazione di oggi è stata tratta in arresto anche Elvira Fassi, 21 anni, di Villafranca Tirrena, fidanzata di Mavilia, a fianco del quale, ha commesso alcuni incendi e perpetrato alcuni furti. Nonostante questo, non è stata considerata organica al clan. Solo per lei sono stati disposti gli arresti domiciliari con “obbligo di braccialetto elettronico”. Gli altri sono tutti in carcere.

Redazione

Se adeguarsi vuol dire rubare, io non mi adeguo.

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