MESSINA – Caro energia e inflazione. Circa il 70% dei medici di famiglia della provincia hanno aderito all’iniziativa nazionale di protesta.
Circa il 70 per cento dei medici di famiglia della provincia di Messina hanno aderito all’iniziativa nazionale di protesta in quanto si ritengono ignorati nei provvedimenti in discussione al Governo a sostegno delle imprese e degli studi professionali per sopperire al caro energia e all’inflazione, e non compresi negli aiuti per la crisi energetica (“Siamo stati esclusi – sottolineano – anche dai provvedimenti del Decreto Aiuti quater”).
Per questo hanno deciso di accendere, nei propri studi, le candele e di spegnere le luci, al fine di richiamare, appunto, l’attenzione sulle problematiche della categoria.
“Tutto questo – sostengono – prima che la medicina, già al…lumicino, si spenga e con lei il Servizio Sanitario Nazionale. “
“A livello nazionale – evidenzia Aurelio Lembo, segretario provinciale della Fimmg – non abbiamo voluto ricorrere a forme radicali di protesta, considerato anche il picco dell’influenza stagionale e la recrudescenza della pandemia, facendo prevalere il senso di responsabilità verso i nostri assistiti”.
“Il medico di famiglia è a tutti gli effetti un libero professionista convenzionato, assimilabile ad una piccola impresa – rimarcano ancora i diretti interessati – e come tale tutti gli oneri di gestione del proprio studio professionale sono a suo carico, senza poter adeguare le tariffe delle proprie prestazioni, come fanno le altre aziende, ai costi sostenuti essendo un servizio pubblico regolamentato da una convenzione – peraltro ferma al 2018 – con il Servizio Sanitario Nazionale”.
Nicola Arrigo
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