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MATRIMONIO. UN SALTO CULTURALE (di Diego Sergio Anzà)

MATRIMONIO. UN SALTO CULTURALE (di Diego Sergio Anzà)
Dicembre 19
09:23 2016

Addio all’obbligo di fedeltà nel matrimonio. È quanto prevede il disegno di legge presentato al Senato ed ora assegnato alla commissione giustizia di Palazzo Madama. Il testo consta di un solo articolo in grado di rivoluzionare però l’intero istituto del matrimonio. Nello specifico, questa norma mira a modificare l’art. 143, comma secondo, del Codice civile in materia di soppressione dell’obbligo reciproco di fedeltà tra i coniugi.

Obbligo che, a detta dei firmatari, sarebbe “il retaggio culturale di una visione ormai superata e vetusta del matrimonio, della famiglia e dei doveri e diritti dei coniugi”. La stessa giurisprudenza di Cassazione, ricordano, ha statuito che “il giudice non può fondare la pronuncia di addebito della separazione sulla mera inosservanza del dovere di fedeltà coniugale”.

Un passo in avanti su tale argomento, ha spiegato la prima firmataria del disegno di legge, la senatrice Pd Laura Cantini, è stato fatto con le unioni civili che presentano un modello “molto più avanzato che dovrà essere recepito dal codice civile”. Nella legge Cirinnà, infatti, a seguito delle numerose polemiche, è stato tolto dal testo originario la fedeltà sessuale quale requisito di coppia.

So che questo disegno di legge subirà, dentro e fuori dal Parlamento, gli strali infuocati dei benpensanti, soprattutto cattolici, ancorati ipocritamente ad una cultura arcaica ed innaturale. L’importante è non toccare l’ordine costituito!

Mi auguro invece che le forze laiche e progressiste di questo Paese trovino la giusta determinazione per questo salto culturale che sciolga i lacci di una menzogna esistenziale che si protrae da secoli.

Ritengo, infatti, che al di là, delle codificazioni statuali, c’è un’ontologia dei comportamenti che dovrebbe venire sempre prima di tutto.

Parliamoci chiaro: la fedeltà tra due persone che condividono la vita è direttamente proporzionale al loro grado di reciproca tolleranza e sopportazione. La fedeltà può essere un “dono”, non una virtù. Purtroppo anche tra i cosiddetti laici c’è questo vizio di pontificare anche su concetti che si muovono in precario equilibrio e che solo i poveri di mente possono pensare di sacralizzare. Lo ha fatto un filosofo lagunare, cadendo in una goffa esercitazione logico-dialettica che risente piu’ di incrostazioni gesuitiche che di ratio ontologica. Basta un appiglio cronachistico (le Unioni civili) per sparare, com’è avvenuto, diktat su materia evanescente e solo falsamente incontestabile.

Su oltre 500 tipi di società umane, solo il 24 per cento è monogamo. Tutte le altre sono poligame. Cioè più in assonanza con la forza vitale della natura. Se vogliamo quindi inserire la fedeltà in un ordine socio-giuridico per dare ordine e sicurezza alle cellule del Villaggio, ci può stare, anche se questa imposizione politico-religiosa è tra quelle più violate nella storia degli uomini. Se invece pensiamo di estrarla dal nostro codice genetico-culturale e di renderla sacra e inamovibile, cadiamo in un grossolano errore. La lealtà, la solidarietà, la libertà sono valori assoluti. La fedeltà è limitante. Stringe in una corda la creatività, l’immaginazione, il cambiamento. Conviene al Potere, ai tiranni dell’anima e del pensiero. È, come al solito, figlia di dottrina non di libero esercizio di sé stessi. Basta quindi, per favore, con queste pietre sbattute in faccia a chi non si riconosce nella codificazione effettuale dell’esistenza.
Dice Oscar Wilde: la fedeltà è per la vita sentimentale, ciò che la coerenza è per la vita intellettuale: la confessione di un fallimento.
Ed io, essendo un animalista, mi permetto di aggiungere: solo un essere senziente è fedele: il cane. Ma è fedele all’uomo, non al cane.

 

 

Diego Sergio Anzà

Se adeguarsi vuol dire rubare, io non mi adeguo.

Se adeguarsi vuol dire rubare, io non mi adeguo.