LA NOSTRA DOLCE VITA (di Diego Sergio Anzà)
Ogni persona che passa nella nostra esistenza è unica. Sempre lascia un po’ di se stesso e si trascina via un po’ di noi.
Ci sarà chi si è portato via molto, ma non ci sarà mai chi non avrà lasciato nulla. Due amici non s’incontrano mai per caso. I legami più profondi non sono fatti di nodi inestricabili, eppure nessuno riuscirà mai a scioglierli. Così era, anzi è, la mia amicizia con Basilio Caporlingua.
Le sere d’estate a San Piero non erano biascicate dal tempo. Erano piene, tonde, vitali. Basilio era sempre allegro e soffiava leggero su qualche mia…tristezza filosofica. Stakanovista organizzatore di appuntamenti danzanti, riusciva a trasformare il mio giardino in Saint Tropez. Un Geloso col nastro registrato, due pastarelle da Curriera, una bottiglia di vermouth e tante mattonelle frementi sotto le suole degli anni appena iniziati. E c’era Brigitte Bardot ed il Corsaro. C’era la nostra fantasia.
Nelle notti di…magra, tra lo scherzo a qualche porta che russava e due chiacchiere con i sacerdoti delle vigne, imbucavamo strade anfose e sognanti. Pian piano però s’insinuò uno sconosciuto languore, una smania insoddisfatta.
Poi in un giorno dalla Marina ci sembrò di sentire lo sciabordìo delle barche. I pescatori di perle lanciavano sempre più forti i loro segnali. Resistemmo qualche giorno. Dovevamo predisporre gli attrezzi per l’avventura. Per la nostra dolce vita.
Veleggiava il corsaro orlandino Tano Cuva, lanciandoci richiami di conchiglie. Non esitammo un attimo e e c’imbarcammo sul suo legno colorato, concupiti dai fianchi delle Sette Sorelle, testimoni beffarde delle nostre speranze. L’approdo fu su una spiaggia profumata e rischiarata da una stupida luna. E che ricovero poi! Dentro la pancia di una Tartaruga. Suoni esotici, dolci sapori, luci ammiccanti e nuvole di Marlboro. E davvero lei, Brigitte, che danzava sul tavolo e ci tramortiva di piacere.
Io e Basilio eravamo ormai i padroni del mondo. Tornando all’alba verso le nostre piccole e smunte case, un altro sorso di dolcissima linfa rossa. Una costola di melone accanto alla torre saracena. E delle stelle nulla più ci interessava e neppure di quello che eravamo stati.
Una notte miracolosa ci facemmo beffe di Mastroianni, di Anita e della Fontana di Trevi.
Ni figgimu ziti con due sorelle nasitane. Tutto in famiglia. Sì, trionfava la trasgressione, ci sentivamo “ragazzi di vita”, ma nelle tasche dei nostri jeans c’erano le paghette delle nonne e delle mamme. Soprassalti di rassicuranti sponde conosciute.
Scoprimmo, senza un qualche maligno dissapore, che le due fanciulle erano più.. à la page di noi. Soffiava il ghibli e stordiva la pelle. Ci invitarono a fare un tuffo nella piscina della villa dei ricchi genitori che erano partiti per una crociera. Che meraviglia! Chiari, fresche e dolci acque. Del resto non dico…Ricordo solo che mentre il primo sole stava riscaldando ancora di più l’umore della grande vasca, sentimmo con terrore due chiavi che aprivano la porta imbellettata. L’avvocato e consorte avevano litigato, la crociera era saltata ed avevano fatto ritorno in villa. Le due figlie erano fuggite in clausura ed a me e Basilio non rimase scampo. Scalammo il muro ed a precipizio nella stradina. Maledizione, sotto un lampione ci vedemmo senza braghe, senza camicia e senza…
Come finì non ha importanza. Quello che conta è la nostra (interrotta) Dolce Vita che scrivemmo per sempre.
Ciao Basilio, amico mio sorridente e sincero. Da lassù fammi un fischio quando vuoi. Anche se con qualche doloretto reumatico, in tua compagnia un quadrangolare in piscina forse, dico forse, potremmo ancora tentarlo. E se dovessimo di nuovo saltare dal muro….?
Diego Sergio Anzà