HALLOWEEN – Il problema non è “dolcetto o scherzetto”.
Ogni anno, puntualmente, Halloween divide, perché, del resto, la nostra vita è divisa fra paure e gioie, fra orrido e radioso, fra buio e luce. Magari c’è chi non perde occasione di mettere dentro il calderone pure la Chiesa, “rea” di sconfessare un’autentica “americanata” che, come tante altre tradizioni – ammesso che si possano definire tali – ha invaso il mondo occidentale e, quindi, pure la nostra Italia.
A parte il fatto che, a mio modestissimo avviso, la Chiesa più che opporsi propone, propone un ideale diverso, quello della santità, fatta di tanti piccoli gesti quotidiani alla “luce del sole”, una santità non come meta irraggiungibile, ma come meta a cui tutti possono arrivare.
Non si capisce perché ognuno possa esprimere la propria opinione, favorevole o contraria all’”americanata”, mentre i cristiani – più corretto dire così che genericamente “la Chiesa” – devono tacere perché hanno sempre e comunque torto.
Non si tratta di organizzare nuove crociate o di condannare all’inferno chi si lascia attrarre dall’”americanata”, ma non può essere vietato di ribadire che la vita dell’uomo, compresa quella di un ragazzino, ha bisogno di essere illuminata e non oscurata, ha bisogno di esempi fulgidi e non di pipistrelli, streghette, maghetti, zucche vuote.
Il problema non è “dolcetto o scherzetto”, che potrebbe anche starci; il problema emerge quando l’orrido, i segni di morte e di paura (come non bastassero i tanti già disseminati dappertutto), assurgono a cultura, quasi fossero espressione di civiltà.
Ci permettiamo di dissentire e magari scateneremo un ulteriore putiferio, ma oggi più che mai, in un mondo in cui la vita è sistematicamente violata in tutte le sue forme, dalla nascita alla vecchiaia, c’è bisogno di modelli che abbiano qualcosa da insegnare, c’è bisogno di recuperare la figura dei nonni e dei genitori che erano capaci di “tramandare” le cose più belle, più semplici, più genuine, capaci di riempiere la vita stessa e di darle un senso gioioso.
Perché, ad esempio, spesso si dice che i bambini non debbano vedere un defunto, fosse anche un parente stretto, perché si impressionano, e poi, per l’”americanata”, si dà spazio a tutto ciò che è espressione dell’orrido e del tenebroso ? Senza tralasciare l’aspetto economico che, in un’epoca in cui tutti ci lamentiamo della crisi, ha indubbiamente il suo peso.
Invero, pare che la crisi non sia economica, o non solo economica, ma che in realtà investa i valori più veri dei nostri “antichi padri” che ci hanno insegnato che per un semplice “scherzetto” o per ottenere un “dolcetto” non è necessario ricorrere al lugubre travestimento.
Magari i ragazzi, come sostengono alcuni, si divertiranno, ma se non riusciamo più a far “passare” determinati messaggi e corriamo sempre più dietro le mode – spesso spersonalizzanti e inutili – di turno, non scarichiamo poi la colpa sulla società e, come spesso accade, sulla Chiesa.
Perché poi la vita, quella vera, sarà ben altro che un semplice “dolcetto o scherzetto” !
Nicola Arrigo
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