DISPOSITIVI DIGITALI – Rischi e opportunità nella prima infanzia
L’ampia diffusione dei dispositivi mobili che consentono di connettersi a internet ha profondamente modificato lo stile di vita di ognuno di noi. Strumenti quali tablet e smartphone fanno parte della quotidianità e sono fruibili, oltre che dagli adulti, da adolescenti e bambini molto piccoli. In particolare, i dispositivi touchscreen consentono anche a coloro che non sanno leggere o scrivere e non hanno ancora sviluppato un certo livello di coordinazione oculo-manuale, di accedere rapidamente ai contenuti digitali (giochi, video ecc) e interagire con le nuove tecnologie molto prima rispetto al passato.
A conferma di questa tendenza, uno studio pubblicato nel 2014 negli Stati Uniti dalla fondazione Common Sense Media (CSM) ha evidenziato che il 36% dei bambini sotto un anno interagisce spesso con uno smartphone o tablet. In Italia, i dati disponibili relativamente ai soggetti più giovani sono ancora limitati. Un’indagine condotta da Eurispes e Telefono Azzurro nel 2012 ha sottolineano che, rispetto ai due anni precedenti, la percentuale di bambini al di sotto dei due anni che ha usato un dispositivo mobile è passata dal 10% al 38%. E’ stato inoltre visto come il tempo trascorso utilizzando media tradizionali (tv, computer, dvd, videogames) è diminuito a fronte di un aumento dell’accesso ai nuovi strumenti digitali (Ripamonti, 2016). In linea con tali dati, da un recente sondaggio è emerso che il 20% dei bambini ha utilizzato uno smartphone per la prima volta durante il primo anno di vita (Bozzola et al., 2018).
I dispositivi touchscreen offrono una fonte di stimolazione intuitiva e attraente, sembra che i piccoli imparino a utilizzare tali strumenti e molte applicazioni autonomamente, osservando adulti o coetanei più esperti, procedendo per tentativi ed errori, come avviene per altri giochi. La loro portabilità e le molteplici funzioni, inoltre, consentono un’ampia gamma di usi, nonché la possibilità di essere accessibili in ogni contesto. Tali dispositivi vengono utilizzati per molteplici scopi, tra cui l’intrattenimento, il supporto sociale o l’accesso a materiali educativi, e pertanto hanno numerose potenzialità, ma potrebbero produrre anche esiti negativi se utilizzati in modo inappropriato. Sebbene le ricerche nella prima infanzia siano ancora poche e non sia possibile dare risposte definitive, è possibile tracciare alcune considerazioni in merito ai rischi e alle opportunità legate all’uso dei dispositivi tecnologici facendo riferimento ai dati a disposizione.
I nuovi media possono essere considerati come ambienti entro cui i più piccoli giocano, sperimentano, imparano e si relazionano. Attraverso le videochiamate i genitori facilitano il mantenimento dei contatti con i parenti lontani e in effetti le evidenze mostrano che i bambini molto piccoli partecipano attivamente a queste interazioni mediate dal web (Council on Communications and Media., 2016).
A 24 mesi di età un bambino può imparare parole nuove attraverso i video o le chiamate con l’adulto. I cellulari potrebbero inoltre essere uno strumento per consolidare le competenze acquisite a scuola: è stato dimostrato che applicazioni educative adeguatamente progettate favoriscono l’apprendimento tra coloro che frequentano la scuola dell’infanzia e quella primaria (Bozzola et al, 2018); alcune si sono rivelate utili per l’insegnamento dei prerequisiti di lettura e scrittura in fase prescolare. Tuttavia, molte applicazioni che rientrano nella categoria “educativa” non solo state valutate al fine di stabilirne la reale efficacia e sono costruite senza il supporto di esperti (Council on Communications and Media., 2016).
L’uso dei nuovi media quindi non è privo di vantaggi, ma questi dipendono da diversi fattori, come l’età e lo stadio di sviluppo del bambino, le caratteristiche individuali, il modo in cui vengono utilizzati (ad esempio, con un genitore o senza), il contenuto e il design.
Le evidenze empiriche, seppur ancora limitate, suggeriscono benefici educativi ridotti per soggetti di età inferiore a 24 mesi. A causa dell’assenza del pensiero simbolico e dei sistemi di attenzione e memoria ancora immaturi, essi faticano a imparare dalle nuove tecnologie come fanno i più grandi, e hanno difficoltà a trasferire quanto appreso da rappresentazioni bidimensionali alla realtà tridimensionale. Prima dei 2 anni di età si stanno sviluppando abilità cognitive, linguistiche, senso-motorie e socio-emotive che richiedono un’esplorazione pratica e l’interazione diretta con adulti significativi. (Chassiakos et a., 2016).
La ricerca sui media tradizionali, come la televisione, ha identificato problemi di salute e esiti negativi correlati ai tempi di utilizzo e ai contenuti a cui sono esposti i bambini. Allo stesso modo, sebbene i nuovi media possano avere diversi vantaggi, l’esposizione precoce e prolungata, o un utilizzo inappropriato degli stessi, potrebbe incidere negativamente sulla crescita. Tra i rischi, sono stati segnalate possibili interferenze con lo sviluppo cognitivo, emotivo, sociale e fisico, accanto all’istaurarsi di relazioni disfunzionali.
La prima infanzia è un periodo critico per lo sviluppo, poichè è caratterizzata da un’elevata plasticità cerebrale, che indica la capacità dell’encefalo di riorganizzarsi andando incontro a cambiamenti morfologici e funzionali. Soprattutto nei primi tre anni di vita, si osserva una rapida maturazione che è essenziale per lo sviluppo di alcune funzioni di base come la vista, il linguaggio e la cognizione su cui poggeranno funzioni di ordine superiore. Da alcune ricerche emerge che l’uso precoce e intenso dei media si associa a un ridotto funzionamento esecutivo, un complesso insieme di competenze necessarie per il controllo e la pianificazione del comportamento (Council on Communications and Media., 2016) .
Lo sviluppo e la riorganizzazione cerebrale dipendono sia da fattori genetici che ambientali. Alla luce di questo, come precedentemente detto, per i bambini più piccoli sono essenziali l’esplorazione pratica e l’interazione con i genitori o altri aduli di riferimento. Recentemente è stato dimostrato che l’utilizzo di dispositivi mobili potrebbe togliere tempo alla diade genitore-figlio e all’interazione face to face, ostacolando lo sviluppo e le interazioni familiari. I genitori potrebbero utilizzare le nuove tecnologie per calmare o distrarre i figli, o come mezzo per gestire il loro comportamento. Da alcune indagini si evidenzia che essi spesso danno ai bambini i dispositivi quando devono svolgere le faccende domestiche, per tenerli calmi nei luoghi pubblici, durante i pasti e/o prima di andare a letto per addormentarli. Utilizzare i media per calmare il bambino, ad esempio, ostacola la maturazione della capacità di regolare le emozioni, per la quale sono invece necessari gli aspetti della relazione e della comunicazione verbale e non verbale, come il contatto visivo e l’attenzione congiunta (Bozzola et al, 2018)
Naturalmente, è opportuno tenere in considerazione le caratteristiche del bambino. Nel caso di un figlio con temperamento difficile o problemi di autoregolazione, è più probabile che il genitore sia spinto a utilizzare gli strumenti tecnologici come mezzo per gestire il bambino.
I primi anni di vita sono fondamentali non solo per lo sviluppo cerebrale, ma anche per la costruzione di abitudini salutari. In merito a questo punto, alcune evidenze sottolineano che un utilizzo intenso dei dispositivi digitali durante la scuola materna è associato a un piccolo, seppur significativo, aumento del BMI (indice di massa corporea). Risultati simili erano stati individuati relativamente all’esposizione ai media tradizionali (televisione, videogiochi), correlata all’emergere di comportamenti alimentari inadeguati durante l’infanzia, aumento della sedentarietà e rischio di obesità (Bozzola et al, 2018) .
L’uso massiccio di schermi multimediali, soprattutto nelle ore serali, potrebbe interferire con il sonno. Il contenuto dei media può aumentare l’attivazione psicologica e fisiologica, rendendo difficile l’addormentamento e riducendo la qualità del sonno. In aggiunta, la luce blu degli schermi, a lunghezza d’onda corta, sopprime la produzione endogena di melatonina, interferendo con l’orologio biologico e il ritmo circadiano (Cheung et al., 2017)
Tenendo in considerazione questi aspetti, l’American Academy of Pedriatics (2016) ha prodotto delle raccomandazioni per favorire un uso accorto e moderato dei dispositivi digitali nel’infanzia. Tra i punti delineati, suggerisce di: evitare l’uso di dispositivi digitali prima dei 18-24 mesi, a eccezione del video-chatting in presenza di un adulto; evitare che i bambini dai 2 ai 5 anni utilizzino i dispositivi per più di un’ora al giorno per consentire loro di impegnarsi in altri attività; evitare la visione di programmi troppo veloci e con elementi distraenti o violenti; evitare di utilizzare il dispositivo per calmare il bambino o durante la fase di addormentamento.
Indipendentemente dai limiti temporali specifici, è opportuno che i genitori siano informati sui rischi e i benefici legati alle nuove tecnologie e acquisiscano familiarità con le applicazioni destinate ai più giovani, in modo tale da potere accompagnare e supportare i figli nell’utilizzo delle stesse.
E’ altresì fondamentale evitare un’esposizione passiva e prolungata ai media, sia tradizionali che nuovi, trovando un equilibrio tra questi e altre attività. Nella prima infanzia, un ruolo rilevante è rivestito dai giochi non strutturati e di manipolazione, importanti per lo sviluppo di abilità linguistiche, cognitive e sociali.
Bibliografia
Bozzola, E., Spina, G., Ruggiero, M., Memo, L., Agostiniani, R., Bozzola, M., … & Villani, A. (2018). Media devices in pre-school children: the recommendations of the Italian pediatric society. Italian journal of pediatrics, 44(1), 1-5
Chassiakos, Y. L. R., Radesky, J., Christakis, D., Moreno, M. A., & Cross, C. (2016). Children and adolescents and digital media. Pediatrics, 138(5).
Cheung, C. H., Bedford, R., De Urabain, I. R. S., Karmiloff-Smith, A., & Smith, T. J. (2017). Daily touchscreen use in infants and toddlers is associated with reduced sleep and delayed sleep onset. Scientific reports, 7(1), 1-7
Council on Communications and Media. (2016). Media and young minds. Pediatrics, 138(5), e20162591.
Ripamonti, D. (2016). Bambini e tecnologie digitali: opportunità, rischi e prospettive di ricerca. Media Education – Studi, ricerche, buone pratiche, 7(2), 162-176.
dott.ssa Collorafi Valentina
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