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DIARIO NOTTURNO – Due giganti che ci guardano (di Diego Sergio Anzà)

DIARIO NOTTURNO – Due giganti che ci guardano (di Diego Sergio Anzà)
Giugno 27
22:00 2016

diario_notturno_due_giganti_che_ci_guardano_Peppino_Impastato_001Non è casuale l’accostamento tra Peppino Impastato e Don Lorenzo Milani. Anzi è proprio voluto. Perché entrambi, nelle diverse esperienze, rappresentano due esempi straordinari d’impegno civile e morale. Due fari di luce inestinguibile in questo mondo grigio, informe e senza alcuna tensione etica. Due “Soli” attorno ai quali dovrebbe girare questo pianeta abitato da qualunquisti, indifferenti ed anime vuote. La morte della ragione e dell’impegno non genera solo mostri che già hanno un’identità e possiamo combatterli. Genera un mondo di mezzo dove tutto si annebbia in una spaventosa indifferenza, in un pellegrinaggio di fantasmi senza fede. Senza la religione del fare e degli ideali. Senza neppure una parvenza di vita.
Il giornalista Impastato ed il maestro don Milani sono vivi e ci guardano. Dobbiamo trovare la forza d’incrociare il loro sguardo. Ci può salvare.
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diario_notturno_due_giganti_che_ci_guardano_Peppino_Impastato_002LA MAFIA È UNA MONTAGNA DI MERDA —– Un brivido di disperazione. Un pozzo di vergogna. Questo ho sentito e questo ho visto. C’è profumo di terra buona nel mio piatto. La cicoria strappata alla madre, geme nel rivolo verde. Ultima sua attesa prima del salto nel buio. Nonostante tutto, sono contento. La pancia chiede ed il pensiero è complice. Poi passa un’immagine, un luogo, un grido. Colpa di quei maledetti cristalli liquidi. Tutto si ferma, si scolora, s’indurisce. Peppino Impastato conta i suoi cento passi. L’eco sempre impavida di Radio Aut: la mafia è una montagna di merda. Il bagliore immondo del tritolo sulla ferrovia.
Le foglie terrestri, l’untuoso sentore e la ceramica si nascondono. La pancia ingurgita solo vergogna.
Cosa ho fatto io per spalare quella montagna di merda? Cosa ho fatto per restare “prigioniero” di quel bagliore? Nulla. Solo qualche rarissimo incerto passo per raggiungere quel Gigante. La montagna è diventata il più alto grattacielo del mondo e ogni giorno solerti ingegneri e muratori aggiungono nuovi piani.
La carne straziata ed il sangue martire di Peppino Impastato sono ancora lì, sotto il cielo nero del 9 maggio 1978. Ed era primavera. Ma a noi piace di più l’inverno, perché nelle coltri è più facile nascondere la colpa e la vergogna.
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L’IMPEGNO E LA LIBERTÀ DI COSCIENZA —– Non sono cattolico e non sono credente. Ma che importanza ha. Don Lorenzo Milani rappresenta il punto più alto della coscienza umana. Fuori da ogni schematismo culturale e religioso. Avrei voluto tanto frequentare la “scuola collettiva” di Barbiana, sentire le parole di questo prete impavido e sapiente, mentre conduce i suoi ragazzi alla ricerca del senso più profondo dell’esistenza. “I care” è uno dei motti portanti della sua pedagogia, del suo “verbo” sul cammino della vita. “Mi importa, mi interessa”. Che senso ha avere le mani pulite e tenerle in tasca? Quasi un’esortazione gramsciana di volontarismo etico e civile. Una dichiarata contrapposizione al “Me ne frego” fascista. Una presa di coscienza corale, inequivocabile. Ecco una citazione che è il paradigma di una catechesi laica ed universale:”…avere il coraggio di dire ai giovani che essi sono tutti sovrani, perché l’obbedienza non è ormai più una virtù, ma la più subdola delle tentazioni, che bisogna che si sentano ognuno l’unico diario_notturno_due_giganti_che_ci_guardano_Don_Milani_002responsabile di tutto; il problema degli altri è uguale al mio. Sentire insieme è politica, da soli è avarizia”. Parole che sembrano provenire da un pianeta lontano e sconosciuto, oggi che viviamo nella stagione infeconda dell’individualismo più sfrenato e della macellazione dell’umanesimo. E che proprio per questo costituiscono una possibilità di resipiscenza collettiva da non perdere, pena la sosta eterna nel nulla. Come dire, la sosta eterna tra gli schiavi e le lingue mute DELL’UNIVERSO CENTRO COMMERCIALE.
Ogni mattina, in ogni scuola del mondo, in ogni luogo nel quale gli uomini iniziano il loro quotidiano balbettio, dovrebbero essere letti e poi affissi, la Lettera ad un professoressa e L’obbedienza non è più una virtù. Ma è ancora possibile? La nostra cecità è reversibile?
Nei giorni che precedettero il suo addio, don Milani volle sempre accanto a sé i suoi ragazzi. Voleva insegnargli cos’era la morte, dopo che gli aveva insegnato cos’era la vita.
A Barbiana i banchi sono vuoti da troppo tempo. Don Milani è sempre lì, senza cattedra. Pronto ad accoglierci.

 

 

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Diego Sergio Anzà

Se adeguarsi vuol dire rubare, io non mi adeguo.

Se adeguarsi vuol dire rubare, io non mi adeguo.