CATANIA – Oltre 300 pescatori, i più da Patti, Porto Rosa, Spadafora, Catania, Riposto, Acireale e Messina alla manifestazione di protesta
E’ stata massiccia e corale, a Catania, la partecipazione alla manifestazione di protesta delle marinerie siciliane che nei giorni scorsi, con una nota dell’Alleanza delle Cooperative Italiane, avevano proclamato lo stato di agitazione. I pescatori (Più di 300, appartenenti in buona parte alle marinerie di Catania, Riposto, Acireale, Messina, Patti, Porto Rosa e Spadafora) si sono dati appuntamento nella centralissima Via Etnea, per poi raggiungere in corteo la sede del Comune di Acireale.
I lavoratori del mare – scrivono in una nota congiunta i vertici di Alleanza delle Cooperative – già da tempo segnalavano di essere allo stremo.
“Errori di valutazione, disinteresse politico, pastoie burocratiche ed iper-regolamentazione stanno uccidendo la pesca. Abbiamo visto crescere in modo abnorme – denuncia Alleanza delle Cooperative – le sanzioni in cambio della depenalizzazione dei reati; nuove regole hanno limitato la presenza degli attrezzi di cattura a bordo e imposto nuovi adempimenti per l’entrata e l’uscita dai porti; nuove regole contingentato la pesca del pesce spada, escludendo per eccesso di rigore imprese da sempre dedite a quel mestiere. Da tempo gli operatori vivono nel terrore quotidiano di commettere infrazioni, talvolta anche banali ed involontarie, che comportano sanzioni fino a 150mila euro, la decurtazione dei punti sulla licenza di pesca, il sequestro del pescato e degli strumenti. E’ più che comprensibile che nelle marinerie il disagio sia ormai diventato tensione e proteste”.
Recuperare spazi di confronto istituzionale, favorendo la partecipazione delle cooperative e delle imprese al dialogo con il governo e l’amministrazione, è urgente e vitale – dicono i rappresentanti dei pescatori.
“Chiediamo – aggiunge da parte sua Nino Accetta, presidente di Federcoopesca Sicilia – la revisione dei sistemi sanzionatori il rifinanziamento degli ammortizzatori sociali e l’immediata ripartenza alla Camera dei Deputati del Testo unificato in materia di pesca. Chiediamo inoltre la revisione generale del regolamento riguardante i limiti imposti alla navigazione per le imbarcazioni che effettuano la pesca costiera artigianale entro le 40 miglia e diciamo no al sistema di quote per il pesce spada, che metterebbe in ginocchio la nostra flotta che vale il 50% dell’intera produzione del Mediterraneo”.
I pescatori segnalano poi la necessità di rivedere la ripartizione delle quota tonno a partire dalla stagione 2017 assegnando prioritariamente al sistema quota non divisa l’eventuale ulteriore incremento del contingente italiano rispetto a quanto previsto dalla Raccomandazione 14-04 dell’Iccat, in modo che la pesca artigianale abbia la possibilità di sfruttare una risorsa non più in crisi da alcuni anni. E chiedono di provvedere – attraverso una intesa con le Organizzazioni di rappresentanza della pesca sportiva e ricreativa – le norme sull’uso di determinati attrezzi in linea con i pareri espressi in più occasioni dal Consiglio Consultivo Regionale per il Mediterraneo (Medac).
Redazione da comunicato stampa