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E AL PEDOFILO NIENTE LIBRI? (di Diego Sergio Anzà)

E AL PEDOFILO NIENTE LIBRI? (di Diego Sergio Anzà)
Settembre 26
09:25 2016

Ogni tanto qualche giudice mezzo intelligente si trova. Appunto, mezzo. Del tutto non sanno proprio esserlo. Mi riferisco al risarcimento inedito, diciamo di valore culturale, stabilito da una giudice del Tribunale di Roma: 30 libri e dvd sull’identità femminile. A questa decisione deve attenersi un cliente di una quindicenne finita nel giro delle baby squillo ai Parioli. Dovrà spendere un centinaio di euro per far recapitare alla ragazzina, romanzi, poesie e filmati sulla storia ed il pensiero femminili. Tra le autrici, Anna Frank, Oriana Fallaci, Virginia Woolf e Emily Dickinson.baby_squillo_prostitute_003

Inizialmente i danni morali erano stati quantificati in 20.000 euro, ma la giudice ha preferito dare una “lezione morale” alla ragazza, probabilmente volendole dimostrare che ad essere lesa è stata la sua dignità di donna e adolescente. La speranza, insomma, che proprio attraverso significative letture, la minorenne possa acquisire la consapevolezza dell’identità femminile e del suo valore.

I fatti risalgono al 2013 e fanno parte dell’inchiesta che ha travolto il quartiere più chic della Capitale. Nell’indagine è rimasto invischiato e condannato, tra gli altri, anche il marito dell’onorevolissima Alessandra Mussolini. Le ragazzine di 14 e 15 anni avevano rapporti sessuali a pagamento con uomini (si fa per dire!) adulti solo per comprarsi un vestito nuovo o un telefonino di ultima generazione.

smartphone_donna_internet_006Ora io non discuto sulla natura del risarcimento; mi sembra appropriato e, finalmente, fuori dall’ottusa, pedissequa e scontata applicazione dei Codici in contesti così particolari.
Mi chiedo solo: è allo schifoso cliente pedofilo, la lettura di nessun libro è stata imposta? Magari i quaderni di Gramsci o i romanzi di Kafka, Mann e Tolstoj? Per insegnargli a diventare uomo e ad uscire dalla sua miseria, dalla sua impotenza e dalla sua patologica vigliaccheria. Ecco così la sentenza avrebbe avuto una completa ratio.

Ed anche un corso speciale di genitorialità andava imposto ai papà ed alle mamme di queste adolescenti che si vendono il corpo. La famiglia, infatti, dovrebbe essere la prima agenzia d’informazione e di formazione. Se si abdica a questo ruolo, se si torna a casa solo per cenare e dormire, se si ha paura (o fastidio) di parlare e confrontarsi con i propri figli, quale patrimonio valoriale si pretende che arrivi agli adolescenti? Arriva la spazzatura che trovano sulla Rete ed in alcuni programmi tv. Modelli di umanoidi pronti a tutto per far soldi, per apparire e per mostrare i “beni preziosi” del Grande Mercato. Un mondo cosificato come il corpo messo in vendita.

 

Diego Sergio Anzà

Se adeguarsi vuol dire rubare, io non mi adeguo.

Se adeguarsi vuol dire rubare, io non mi adeguo.