PATTI – Anche in Quaresima licet insanire !

C’era una volta la famiglia che inculcava determinati principi; c’erano una volta soprattutto le mamme e, forse ancor di più, le nonne che, con la loro semplice ma consistente saggezza, insegnavano ai nipoti cosa veramente valga nella vita, a cominciare dai primi rudimenti della vita cristiana; c’erano, una volta, principi uguali per tutti. C’erano o ci sono ancora ?
Il caro amico Francesco Saporito, su facebook, ha anticipato un tema che da qualche giorno avrei voluto toccare; è come se mi avesse dato il “la” per questa mia riflessione che non è ”contro”, visto che il dono più grande che abbiamo ricevuto è il libero arbitrio e sta a ciascuno di noi saperlo usare. Né tantomeno è mia intenzione vestirmi dal censore di turno, da Torquemada di turno: assolutamente no !
Però mi sembra doveroso evidenziare che la sfilata di Carnevale in Quaresima….stona ! Gli altri anni la prima domenica del tempo che ci prepara alla Pasqua era un “refugium” chissà saltasse la sfilata della domenica precedente o del martedì grasso. Quest’anno, invece, a priori, è stato deciso di “allungare” il Carnevale anche all’inizio del tempo sacro e, obiettivamente – come per tante altre cose che in questo paese vengono riferite solo a chi…piace (ad esempio, senza andare lontani, l’approvazione del bilancio) – ne sconosciamo le motivazioni.
Così come ognuno si vanta del proprio essere “laico” (parola su cui, comunque, ci sarebbe parecchio da discutere), c’è chi, liberamente, può vantarsi del suo essere cristiano; così come ha libertà di parola chi “discute”, spesso da ignorante (nel senso….che non sa), la Chiesa, allo stesso modo tale diritto spetta a chi nella Chiesa – intesa come comunità e non come istituzione – ci vive con gioia e fierezza.
Perché in una realtà come la nostra tutti possono “parlare” (spesso dando l’impressione di volere semplicemente far prendere un pò di aria alle gengive), ma appena un cristiano si “azzarda” a dire la propria subito viene tacciato di bigottismo, di servilismo, di essere un galoppino e riceve tanti altri “bei” complimenti.
E’ verissimo, come qualcuno sostiene, che in Paradiso si va per ben altro, ma è altrettanto indubitabile, a nostro modestissimo parere, che come è giusto “dare a Cesare quel che è di Cesare” è ugualmente giusto “dare a Dio quel che è di Dio”.
Determinati principi, da qualsiasi matrice scaturiscano, sono e devono rimanere principi inalienabili e irrinunciabili.
Ogni suo tempo va valorizzato per quello che è; andare oltre sa di necessità di mettere da parte, nel caso specifico, l’aspetto spirituale per far prevalere quello squisitamente materiale. Perché, ad esempio, se proprio si vuole “allungare il brodo”, non programmare la sfilata il Giovedì Grasso ?
Certo, in un mondo in cui prevalgono egoismo, ipocrisia, apparenza, è più facile far “passare il messaggio” che è più giusto fregarsene dei principi piuttosto che quello di educare alla rinuncia, al sacrificio, alla sobrietà.
Mi torna in mente la definizione che il parroco di tanti anni fa della comunità di “San Nicola”, don Gabriele Bovenzi, degli Oblati di Maria Immacolata, dava: “Santo Carnevale”. Ultimamente c’è stato qualcun altro che lo ha definito “il nostro patrono invernale”.
Qua non si tratta di creare contrapposizioni né di volere avere a tutti i costi ragione. Si tratta di richiamare, a me che scrivo e a chi generosamente legge, determinati principi che non tramonteranno mai, nonostante si stia facendo di tutto per eliminarli.
A proposito: bisognerà avvisare gli antichi romani che non vale più “Semel in anno licet insanire”. Qua si….insanisce pure in Quaresima !
Nicola Arrigo
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