TOTO’ SCHILLACI – Non resta che dirgli “grazie” per quanto ha dato alla Sicilia e all’Italia (Editoriale)
“Arriva un brivido e ti trascina via” ! Così cantavano Gianna Nannini ed Edoardo Bennato in “Un’estate italiana”, meglio nota come “Notti magiche”.
Quello stesso brivido che stamattina ci ha presi quando si è diffusa la notizia della morte di Totò Schillaci, che, alla fine, ha dovuto arrendersi alla malattia incurabile. Un brivido che ha provocato un’emozione e una commozione diverse da quelle delle “Notti magiche” quando, inatteso protagonista, ci aveva fatto sognare con l’Italia che, alla fine, dovette “accontentarsi” del terzo posto, ma un brivido di angoscia e di dolore per avere perso un figlio della nostra terra, una delle tante espressione di tenacia e coraggio che solo la nostra Sicilia sa esprimere, e che gli ha permesso di “farsi largo” pur tra tante difficoltà e di diventare il “Totò nazionale”.
Un brivido misto a gratitudine per quanto ha, genuinamente, regalato allo sport italiano, in termini di abnegazione, passione, desiderio di dare “corpo” ai propri sogni, come lui stesso aveva ribadito anche nel corso di un incontro con gli studenti del “Borghese Faranda” di Patti il 4 dicembre 2018.
Un brivido che “suona” anche da sprone ad essere sempre se stessi nella propria semplicità, a dare sempre il meglio di sé, a lottare, sempre e comunque, pure e soprattutto quando l’avversario è più forte.
Stavolta, purtroppo, Totò non è riuscito a….fare gol; lui, attaccante di razza, non ha saputo far fronte all’”attacco” e se ne è andato con lo stesso stile con cui ha sempre vissuto, pur tra le tante vicissitudini della vita.
Non è certo tempo di retorica, ma la sua morte ha toccato tutti, proprio perché ha saputo essere un esempio non solo con…i piedi, ma per come ha saputo farsi largo e farsi amare appunto da tutti, per come – e riprendo ancora le parole della canzone – .ha saputo vivere “quest’avventura senza frontiere…quel sogno che comincia da bambino e che ti porta sempre più lontano”.
Anche la mia generazione ha sognato con lui durante Italia ’90, si è rispecchiata nei suoi occhi a volte spiritati, a volte luccicanti di felicità, ma sempre con la “voglia di vincere”, è saltata dalla sedia ad ogni sua prodezza; da juventino mi ha fatto “saltare” di gioia tante volte anche quando ha vestito la maglia bianconera, così come quando l’ho visto dal vivo al “Celeste” di Messina con la casacca biancoscudata.
Ma, soprattutto, mi ha fatto e continuerà a farmi saltare di orgoglio perché figlio della mia stessa terra !
Non resta che dirgli “grazie” per quanto ha dato alla Sicilia e all’Italia. Ora riposa con Gigi Riva e Gianluca Vialli: mamma mia che attacco !
Nicola Arrigo
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