SANT’AGATA DI MILITELLO – Veglia di Pentecoste. Mons. Giombanco: ”Vi confido che ero un pò scettico sulla presenza di tanti fedeli…”
“Vi confido che ero un po’ scettico sulla presenza di tanti fedeli, perché pensavo che ci fosse ancora un po’ di paura. Invece, siete venuti numerosi e questo mi riempie di gioia perché mi fa sentire ancora più padre”. Così il vescovo, monsignor Guglielmo Giombanco, ha concluso la Veglia di Pentecoste, celebrata nello slargo antistante il Museo dei Nebrodi a Sant’Agata Militello, che ha unito, attorno al Pastore della Chiesa pattese, in comunione di preghiera per impetrare il dono dello Spirito Santo, sacerdoti, suore e laici.
“Dopo due anni di sospensione di questo momento di attesa unanime del dono dello Spirito Santo a motivo della pandemia – ha rimarcato monsignor Giombanco all’inizio della sua omelia – ci ritroviamo come unica famiglia che crede e professa il Signore Risorto. E’ un momento di speranza perché Cristo Risorto è la nostra speranza, che invita a proseguire il cammino con audacia profetica”. “Oggi più di ieri – ha proseguito il vescovo – abbiamo bisogno nella nostra Chiesa di acquisire lo Spirito profetico che induce a fare delle scelte audaci e salutari trasformazioni se desideriamo che la nostra presenza ecclesiale, il nostro annuncio evangelico e la nostra testimonianza di fede siano veramente fecondi ed efficaci, cioè capaci di coinvolgere gli uomini e le donne del nostro tempo e far conoscere loro il Signore”.
Facendo riferimento al “cammino sinodale”, avviato lo scorso ottobre, monsignor Giombanco ha ribadito che “è un cammino per ascoltare e per ascoltarci e capire insieme cosa lo Spirito chiede alla nostra Chiesa. Mai fermarci ! noi cristiani, raggiunti dall’azione dello Spirito, siamo gente sempre in cammino e contrari alla staticità , che impedisce al dinamismo della grazia di affermarsi. Tutto ciò induce ad assumere un atteggiamento di maturità di fede e di profondo senso di appartenenza ecclesiale”. “Se vogliamo essere degni del nome di cristiani – ha proseguito il vescovo -, dobbiamo avere aspirazioni elevate. Non dobbiamo restare a livello di facili accontenta menti, ma aspirare all’unione con Dio, che è sorgente di pace, di gioia e di amore. L’ideale alto della vita cristiana non si misura con il successo umano ma con la bellezza di un mondo interiore abitato dalla presenza del Signore. Questo ci spinge a concentrare l’attenzione non sui doni ma sul Donatore”.
Monsignor Giombanco ha concluso riprendendo le parole pronunciate da Papa Francesco, l’1 ottobre 2017, all’Università di Bologna: “La testimonianza cristiana deve imitare Orfeo più che Ulisse; quest’ultimo cercò di contrastare il canto delle sirene facendosi legare all’albero maestro e mettendo la cera negli orecchi dei compagni; invece Orfeo contrastò il canto delle sirene suonando, con la sua cetra, una melodia più bella. Anche a noi questo tempo di cambiamenti ecclesiali e sociali ci chiede di suonare una melodia più bella che fa cantare il cuore della fede delle nostre comunità perchè desiderose di essere spinte dalla forza del Vangelo che fa ringiovanire la Chiesa e la rende nella storia testimone gioiosa del suo Signore”.
Non è mancata la preghiera per la pace, “affidata” a Maria, Regina degli Apostoli, perché “non ci lasci naufragare nella tempesta della guerra, ispiri progetti e vie di riconciliazione, riporti la concordia di Dio nel mondo. Estingui l’odio, placa la vendetta, insegnaci il perdono. Liberaci dalla guerra, preserva il mondo dalla minaccia nucleare”.
Come segno del grande desiderio di pace, alla fine sono state “lanciate” cinque colombe bianche, segno dei cinque continenti
Nicola Arrigo
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