PATTI – Nella basilica santuario di Tindari si è tenuta l’Assemblea Ecclesiale
“Riprendere le relazioni con le famiglie, ripartire con la catechesi ai ragazzi, solidarietà”. Sono le tre proposte che il vescovo monsignor Guglielmo Giombanco ha formulato alle comunità parrocchiali, ai gruppi, ai movimenti, alle congregazioni religiose della diocesi di Patti nel corso dell’Assemblea Ecclesiale, tenutasi, nel rispetto dei protocolli sanitari, nella basilica santuario di Tindari, nel corso della quale il Pastore della Chiesa pattese ha presentato la sua lettera “La perla di grande valore”.
Una Chiesa locale che intende riprendere il cammino, nella piena comunione, “dopo una stagione – ha sottolineato monsignor Giombanco – non favorevole, in cui è stato difficile vivere la pienezza dell’esperienza cristiana e umana. La pandemia ha disorientato la nostra vita e quella delle nostre comunità, siamo stati destabilizzati dal senso del limite, non è stato possibile realizzare alcune iniziative pastorali”.
Il nuovo cammino, allora, partirà da una riflessione di fondo: Che cosa è accaduto ? “Perché – ha aggiunto il vescovo – il virus ha intaccato non solo la salute ma le relazioni interpersonali e il senso di appartenenza”.
“Tuttavia – ha rimarcato – non è stato un tempo sospeso, ma un tempo che ci ha fatto capire la necessità del cambiamento, per andare all’essenzialità della fede, il nuovo anno pastorale ci chiederà un saggio discernimento per individuare le priorità su cui confrontarci. Non sarà facile, ma non dobbiamo essere rinunciatari; solo incontrandoci e confrontandoci potremo dare risposte esaurienti alla solitudine, alla paura, alla fragilità, che potranno essere vinte solo attraverso le relazioni”.
Da qui la necessità di “recuperare i passi perduti, intensificando lo sguardo di fede, per scorgere la presenza di Dio nella storia”.
Monsignor Giombanco ha proposto che in ciascuna parrocchia il nuovo anno pastorale inizi con un ritiro “per ascoltare la Parola di Dio e pregare insieme. L’impegno deve essere quello di far sì che la fede orienti una nuova prassi di vita ordinaria. Per questo abbiamo bisogno di stare davanti al Signore”.
Ecco, allora, le tre proposte a cui si faceva riferimento prima. Innanzitutto, riprendere le relazioni con le famiglie “a cui far sentire la vicinanza delle comunità. Il Vangelo è efficace quando si esprime con gesti d’amore. Dobbiamo uscire dalla Chiesa per aiutare le famiglie a diventare chiese domestiche e a sentirsi parte integrante della comunità. Se la comunità è madre, la comunità cerca i suoi figli. Non possiamo stare chiusi nelle sacrestie; usciamo, ovviamente con tutte le precauzioni e nel rispetto delle disposizioni. Solo condividendo la vita delle persone ci accorgiamo di ciò ch accade”. In tale ottica, il vescovo ha anticipato che proporrà un itinerario spirituale per le famiglie della diocesi, ritmato, verosimilmente, da incontri mensili.
La seconda proposta è “ripartire con la catechesi ai ragazzi”: “L’assenza di ragazzi e giovani nelle comunità a causa della pandemia ha fatto percepire un senso di povertà e non fa guardare con fiducia al futuro. Non possiamo rimandare la celebrazione dei sacramenti, ma ci vorrà creatività pastorale per rinnovare anche la catechesi e fare in modo che i nostri ragazzi tornino in chiesa, sollecitando anche la presenza delle famiglie. “Importante è iniziare – ha aggiunto il vescovo -, magari a piccoli gruppi. Del resto, in altri posti i ragazzi ci vanno, è difficile portarli in chiesa. Occorre far capire loro che la fede si vive comunitariamente e non come navigatori isolati. Ci vuole audacia pastorale per non cadere nella tentazione del “si è fatto sempre così”.
La terza proposta verte sulla “solidarietà, perché c’è tanto bisogno, si vivono tanti drammi. Non dobbiamo abbassare la guardia, il peggio deve ancor arrivare. Occorre vivere la carità, che è farsi carico delle situazioni di povertà e di disagio in cui versano tante famiglie. Il volto della Chiesa deve essere illuminato dalla luce dell’amore ed il Vangelo si annunzia più con i fatti che con le parole. La mancanza di carità è tradimento del Vangelo. Bisogna vivere la fede per dare risposte efficaci ai vari bisogni, anche in vista di un futuro che si preannuncia incerto”.
“Dobbiamo andare avanti – ha concluso monsignor Giombanco – tutti insieme verso l’alba di un nuovo giorno, con un discernimento orante che ci permetta di capire cos’è veramente essenziale per vivere questo tempo”.
Il vescovo ha anche sottolineato che l’assemblea resterà “aperta”, in quanto a novembre e per tutto il periodo di Avvento si terranno le assemblee vicariali, durante le quali “ascolterò i laici delle parrocchie e accoglierà le loro proposte”.
E’ seguita la recita dei vespri, durate la quale monsignor Giombanco ha consegnato la lettera pastorale ai membri del Consiglio Pastorale Diocesano, ai rappresentanti delle 84 parrocchie, di gruppi, movimenti e associazioni e delle congregazioni religiose.
Nicola Arrigo
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