PATTI 24 – ”Nomination” la sfida alcool social … tutto è opinabile tranne la volgarità e la mancanza di rispetto.
Non solo molto avvezzo ai social e non voglio fare il saccente, ma solo riferirmi all’etimologia della parola “educare”, il servizio più bello e, al contempo, più complicato che si possa rendere ad una persona.
“Educare” significa “trarre fuori”, cioè fare in modo che l’educando riesca ad esprimere al meglio ciò che porta già dentro di sè, quelle che comunemente chiamiamo potenzialità. Diventa così’ un educare per educarsi.
Ho appurato con piacere che il mio articolo sulla “nomination alcolica”, pubblicato su Patti24, ha suscitato un bel dibattito, animato soprattutto dalle donne, in cui ognuno è “entrato” a modo suo, cioè educatamente o un pò meno garbatamente o andando del tutto fuori giri (torna il “trarre fuori” ciò che si ha dentro).
Qualcuno ha dato l’impressione di parlare per “partito preso” o perchè, forse, punto, senza avere magari neanche letto bene l’articolo o averne interpretato il senso; c’è stato chi, e lo ringrazio, ne ha tratto spunto per una seria riflessione.
Non ho mai avuto l’ardire di pensare di essere “vangelo” ed ho sempre accettato le opinioni di tutti, per cui non può che farmi piacere che ci sia qualcuno che la pensi diversamente.
Mi è parso, però, di capire che, come spesso accade, si sottovaluti, non so se per difesa personale o perchè non si hanno adeguate argomentazioni o perchè si è fondamentalmente deboli, il problema, che esiste, purtroppo, in tutta la sua gravità. “Scolarsi” un’intera bottiglia di Vecchia Romagna o di vodka o quant’altro (sono pure astemio, quindi non saprei aggiungere altro) non può essere equiparato al “bicchierino” con cui si brinda durante un compleanno o qualsivoglia ricorrenza; e, soprattutto, postare immediatamente tutto (chiunque lo faccia, adolescente, giovane, adulto) non mi sembra per nulla educativo. Una mia opinione, sindacabilissima!
Magari non tutti abbiamo il medesimo concetto del valore della vita! Non basta “nascondere” il problema, dicendo che ce ne sono tanti altri e bisogna occuparsi di quelli (non li elenco, perchè chi nel dibattito lo ha messo in risalto, pur senza specificarli, dando l’impressione di sparare nel mucchio, evidentemente li conosce meglio di me), ma non pensate che la radice sia sempre la stessa? Cioè: abbiamo davvero capito tutti cosa significhi realmente educare e quale grossa responsabilità abbiamo (lo dico da genitore e da insegnante), anche verso noi stessi? Perchè cercare sempre una giustificazione anche a ciò che non si può oggettivamente giustificare?
Vi ringrazio per aver letto questa mia semplice esternazione, che non ha nulla di polemico ma vuole solo “costruire” e fare, ancora una volta, riflettere. Chiudo con un’ultima considerazione: bastasse solo scrivere simili articoli per andare in Paradiso, come qualcuno ha…”augurato”! Ne scriverei dieci al giorno! Spero, ovviamente, di arrivarci, ma dipenderà da altro, a cominciare, comunque, dal rispetto di se stessi e degli altri.
Nicola Arrigo
aricolo pubblicato il 30 Aprile 2019
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