PATTI – Il 22 agosto 2007 morirono sei persone nella strage del “Rifugio del Falco”. L’amministrazione comunale … non ricorda

Memoria: la funzione psichica di riprodurre nella mente l’esperienza passata (immagini, sensazioni o nozioni), di riconoscerla come tale e di localizzarla nello spazio e nel tempo.
E’ quasi un rendere presente ciò che è stato, specie se ha lasciato dei “segni” incancellabili. E di segni la strage del “Rifugio del Falco” di contrada Rocche Litto di Patti, dove, a causa di un rogo, il 22 agosto 2007 morirono sei persone, di segni indelebili ne ha lasciati, nei parenti delle vittime, in chi da quelle fiamme è riuscito a salvarsi, negli amici, in semplici cittadini. Tranne, evidentemente, nell’amministrazione comunale di Patti che, forse presa dal roboante e ricchissimo (???) calendario di manifestazioni estive ha dimenticato, pure quest’anno, di commemorare, come meritano, le vittime di quella giornata drammatica. Non una nota ufficiale, non l’organizzazione di un evento (ad esempio un convegno o un dibattito, considerato, tra l’altro, che, purtroppo, gli incendi restano di strettissima attualità), nemmeno una messa (forse nel bilancio non sono previste spese per celebrazioni religiose e, quindi, mancavano i fondi per l’offerta) o quant’altro potesse servire a tenere viva la memoria.
Come si fa a non “ricordarsi” di una simile tragedia ? E pur ricordandosene, come è possibile far passare tutto sotto silenzio ? E se non ci “arrivano” gli amministratori, che evidentemente sono impegnati a progettare il grandioso futuro della città o a prepararsi – più verosimile – per le elezioni regionali prima e nazionali poi – , è normale che non ci “arrivi” nessuno del consiglio comunale ? D’altronde, se a dieci anni di distanza, non si sia riusciti a fare chiarezza sulla vicenda e sulle responsabilità, come può fare notizia che Patti e i pattesi non sentano il “desiderio” di fare memoria anche solo per rispetto verso sei morti, così tragicamente strappati alla vita e agli affetti più cari ?
Ecco, allora, giustificatissima, la reprimenda di Rita Natoli, che quel 22 agosto ha perso la sorella Lucia, la mamma Caterina Maffeini ed il cognato Matteo Cucinotta: “I morti non hanno giustizia, ma non servono neanche, e per questo muoiono due volte, a stimolare perché tante tragedie non avvengano più”.
Nicola Arrigo