Referendum costituzionale. The day after tomorrow ( di Sara Gaglio)
Dopo un’ estenuante campagna elettorale connotata da toni spesso poco edificanti, da contenuti “slogan” per nulla attinenti e da speculazioni politiche e accuse, reciproche, che davvero poco hanno avuto a che fare con l’oggetto della consultazione referendaria, oggi il giorno del giudizio è arrivato: il Bel Paese ha bocciato, con un secco No, Matteo Renzi.
Perché, sostanzialmente, di questo si tratta. Una sconfitta in prima persona del dimissionario Presidente del Consiglio che ha così segnato, forse, l’irrimediabile autogol della sua carriera politica in una partita in cui lo stesso , sin dall’inizio, ha erroneamente spostato l’asse dell’essenza stessa della consultazione.
Personalizzando questo voto ne ha, di fatti, personalizzato inevitabilmente anche la sconfitta a tal punto, che fedele alle sue dichiarazioni, Renzi ha da subito rassegnato le proprie dimissioni da Primo Ministro.
Secondo i dati ufficiali, l’”accozzaglia” – come definita in questi mesi – del fronte degli oppositori al fiorentino ed al Governo stravince questo referendum attestandosi al 59,11% mentre il SI’ si aggiudica il 40,89%.
Analizzando il voto in Sicilia – regione nella quale alle urne si sono recati 2.284.254 cittadini – nei 390 comuni l’affluenza si è attestata al 56,65 per cento. Palermo è il capoluogo di Regione con la più alta percentuale di No, il 72 per cento. Catania è il Comune capoluogo con il record nazionale di No, il 75 per cento. Per quanto riguarda, invece, le province orientali , Ragusa è quella dove si è votato di più, con il 60 per cento. Seguono Catania, Messina e Siracusa. Sotto la media regionale del 57 per cento le province occidentali: Trapani con il 56 per cento, Palermo con il 54, Caltanissetta 53, Agrigento 52.
Anche la provincia di Messina segue il trend con il NO che registra 207.484 voti (pari al 69,55 %) ed il SI fermo al 30,45% (espresso da 90.800 elettori). Percentuali oltre il 70% per il NO si sono avute nei Comuni di Messina; Barcellona; Lipari e Taormina. Nei comuni di Milazzo, Patti, Capo d’Orlando, Sant’Agata Militello e Brolo il no ha prevalso con un andamento oscillante tra il 62 ed il 69 %.
Significativo il voto a Palermo: “un vero atto di amore per la Costituzione”, afferma in una nota il sindaco Leoluca Orlando secondo il quale “l’alta affluenza e i numeri della vittoria del No confermano come gli italiani abbiano compreso l’importanza di difendere la Costituzione e la contrarietà del popolo a stravolgimenti a colpi di risicate maggioranze.”La sconfitta del Pd – prosegue Orlando – deriva da un tentativo goffo di mascherare uno stravolgimento di alcuni valori importanti della Costituzione, fra cui il rapporto fra lo Stato da un lato e Regioni e Comuni dall’altro, dietro slogan vuoti e mistificazioni”.
«Abbiamo combattuto una battaglia importante per difendere la nostra democrazia. Il popolo va rispettato e vuole dire la sua», questo è il commento di Nello Musumeci, altro accanito sostenitore del NO.
A proposito delle regioni del Mezzogiorno e della Sicilia, la chiave di lettura che emerge dai dati sembrerebbe tacciare un segnale ben preciso: la maggioranza degli elettori appartenenti alle categorie dei giovani e dei disoccupati avrebbero dichiarato di aver bocciato la riforma in quanto questa “non era cruciale per far cambiare passo al Paese”. Nei 100 comuni con più disoccupati il No vince con il 65,8%, nei 100 con meno disoccupati vince il Sì con il 59% .
Attenendoci ai dati rilevati dagli Exit Poll, la forbice rivela che gli under 34,ad esempio, hanno votato contro la riforma tra il 69% e l’81%. Il Sì ha vinto solo tra gli over 55. Anche questo è un dato che suona male per “il presidente più giovane dei giovani”.
Molteplici le motivazioni per cui si sarebbe votato “ contro”: politiche, economiche, sociali, per pura protesta o per ponderato dissenso non solo alla revisione della Consultazione ma forse, ed in larga misura , verso tutto ciò che accade e ci circonda ed anche – in un’ultima analisi- per una speculare disapprovazione ad governo regionale guidato da Crocetta sul quale, adesso, vi potrebbe anche essere il rischio di forti ripercussioni.
I milionari “ Patti” e finanziamenti più o meno reali; le gite al Sud di Matteo Renzi ed i vari incontri con i primi cittadini non hanno convinto, quindi, anche la stragrande maggioranza dei siciliani. Elettori che, di sicuro più degli altri, risentono della crisi economica; della mancanza di occupazione giovanile e di un ordinamento regionale che, da tempo in forte calo di popolarità e di risultati non ottenuti a livello politico- amministrativo , dovrebbe adesso quanto meno riflettere dopo questa “mazzata” elettorale.
Chapeau a Renzi per la coerenza della scelta di non proseguire sulla scia di questo malcontento evidenziato a suon di “ matite “ il cui tratto, indelebile o meno sulle schede, è invece chiaro e percepibile in un Paese che, evidentemente, chiede altri tipi di riforme piuttosto che quelle costituzionali. Ed il popolo, si sa, è sempre sovrano.
Sara Gaglio