DIARIO NOTTURNO – Vortice di spine (di Diego Sergio Anzà)
Maria segnava la vita su un muro sbilenco. Con un rametto d’arancio scriveva il destino, lo piegava, lo rivoltava. Si bagnava nei fiumi, dormiva nei prati, pregava nessun dio, mangiava mele acerbe, faceva l’amore, strisciava la pietra, parlava con l’erba. Maria era strana, era diversa, era una disabile. Eravamo la meglio gioventù, ma in fondo Maria non ci apparteneva.
Un giorno il muro finì ed il rametto giunse al limite. Noi, la meglio gioventù, a pochi passi da quel muro, leggevamo Gramsci e qualche inutile poesia. Un gatto miagolò e accorremmo. Dietro il muro trovammo una spina. Solo una spina.
La meglio gioventù oggi ha solo il ricordo della matta. Il resto è evaporato nella sconfitta. Neppure il muro di Maria fummo in grado di abbattere. E quella spina non raccogliemmo, mentre l’utopia cavalcava nel nulla.
Venghino, venghino signori. Guardate quanti muri son rimasti e quanti vengono alzati ogni giorno. Oltre è meglio non guardare, far finta di niente. Oltre c’è Nizza? È la vita, che vuoi farci. Oltre c’è la Turchia? È la vita. Oltre ci sono i migranti nel sale? È la Vita? Oltre ci sono i poliziotti di Baton Rouge? È la vita. Oltre c’è un cane torturato? È la vita. Oltre c’era Maria? Era la vita. Anzi l’utopia.
E la spina di Maria ha generato un vortice di spine tra cielo e terra. Un immenso, inamovibile occhio rosso che i nostri occhi pallidi non vedono.
No, noi non vediamo che ad Olbia un disabile è stato massacrato di botte dal suo “amico” dopo una notte in discoteca. Non vediamo che la stessa scena si è ripetuta poche ore prima a Saronno, Roma ed Andria. Non vediamo la colata di sangue dei Grandi Forni Mondiali dell’odio e della violenza. Anzi la vediamo nei telecristalli. Che dolore, che sgomento, che paura! Ma è la vita. Che possiamo farci. Accendiamo il decompressore. Al di qua del muro, urge un nuovo mobiletto per il bagno, una telefonata alla pizza quattrostagioni, un vestito bellino per il compleanno del nipotino, un appuntamento per il cinema e l’abbronzatura. Che possiamo farci, è la vita.
Meno male che ci sono i maître á penser. Ieri sera, sempre nei telecristalli, ne ho visti due, eroici incuranti dei reumatismi. Sgomitavano per spiegarci questo vortice di spine. Mi pare fossero Tremonti e Freccero. Come dire il miracolo della resurrezione. In sintesi: non abbiamo capito che c’è in atto un cambiamento epocale, che il capitalismo ha limiti terribili, che il Web è utile, come nel caso di Erdogan, ma c’è il rischio di una soporifera omologazione. Caspita che intelligenze e che analisi freschissime di giornata! Anche il vortice di spine ha sobbalzato. “Vuoi vedere che questi due mi scacciano via per sempre”.
Certo, a parte queste due cazzole, oltre i muri, in campo aperto, ci sono Obama, Kerry, Putin, Merkel, Hollande e Renzi. C’è soprattutto l’imminente arrivo di Trump. Possiamo sperare bene.
I lettori potrebbero dire: ma tu di concreto che soluzione hai? Nessuna. Posso solo formulare un auspicio: che una Internazionale degli esseri senzienti NON UMANI, decida di farci precipitare nel buco nero più vicino. E con noi anche il vortice di spine.
Diego Sergio Anzà