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DIARIO NOTTURNO – Il pasto delle fiere (di Diego Sergio Anzà)

DIARIO NOTTURNO – Il pasto delle fiere (di Diego Sergio Anzà)
Luglio 01
09:10 2016

Bestie pronte ad azzannare. Bestie che ci piace pensare provengano da un altro pianeta e che invece stanno tra noi, e dentro di noi, come draghi pronti ad uscire la loro lingua orrenda. Tra avantieri e ieri, due nuovi stupri. Ogni giorno è un tormento leggere i giornali e guardare il serpentone delle notizie tv. Sorprende quando non compaiono orchi e vittime, quando la violenza più brutale tace. Femminicidi ( ieri notte, l’ennesimo nel Pavese), bambini violati e ragazze continuamente avvelenate nello stagno più putrido della belluinità maschile. Nel Salernitano, in cinque, tutti minorenni, hanno rinchiuso in un garage una sedicenne e ne hanno fatto scempio. A Savona, il fidanzato di una diciottenne, non sapendo come. . . divertirsi, ha invitato due suoi amici e tutti insieme allegramente hanno divorato la carne della ragazza.

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Eppure questi stupri non avvengono in contesti arcaici, su carrarmati di guerre etniche, nei mondi di Cèline. Non avvengono nel viaggio al termine della notte. In case scure e maleodoranti. Tra papponi, negrieri e rifiuti umani. Accadono nelle nostre strade scintillanti, nelle nostre case colme di hi-tech. Gli stupratori sono giovani “normali”, vicini di casa, amici, compagni di scuola. “Bravi” ragazzi che in solitario o, soprattutto nel branco, entrano in una nebbia maligna e sbattono contro il palo della vergogna e della bestialità. Perché null’altro riescono più a vedere se non un grand guignol di odio e sopraffazione. Un atavico bubbone che si apre nel profondo delle viscere e semina veleno e dolore.

Perché questo succede? Perché dopo una serata in discoteca, finisce la musica e comincia lo strazio di una carne che grida e geme impotente? Perché una festa estiva in terrazza si trasforma in un pasto tra demoni? Non so dare, ovviamente, una risposta precisa. Potrei rifugiarmi nel solito, banale psico-sociologismo da quattro soldi. Potrei dire che questa società post-moderna, apparentemente appagante, anestetizzata e disinvolta, fa emergere germi in altre stagioni combattuti con terapie valoriali. Ma è troppo facile, troppo scontato. In ogni caso un approccio sproporzionato rispetto al terrore incombente ed inspiegabile. Si potrebbe affermare che nell’unico immenso spazio delle merci, tutto è concesso e tutto può essere comprato per soddisfare le nostre voglie. E se un brandello di piacere non è in vendita, abbiamo il “diritto” di rubarlo e farlo nostro ad ogni costo. Anche con le mani insanguinate. In fondo, che differenza c’è tra una moto rombante ed una giovane e bella donna, se entrambe sono “cose” del nostro desiderio? Cose, ecco tutto è diventato una cosa.

diario_notturno_il_pasto_delle_fiere_003Governa il Grande Mercante che non ammette contorni diversi, che ha oscurato ogni sembianza umana. Sarà così? Ripeto non so dirlo con sicurezza. L’orrore e lo smarrimento concedono poco spazio al pensiero. So solo, con certezza, che bisogna subito uscire dal silenzio e dall’assuefazione. Che questa terribile piaga, una delle tante, va denunciata ed affrontata. Che non è più possibile vedere le nostre figlie con l’abito della festa e ritrovarle poco dopo in una pozza di strazio. Con l’esistenza segnata per sempre. Così come è indecente ed intollerabile che venga consentito un giustificazionismo orrendo quasi quanto uno stupro, a certi genitori dei carnefici.

Quante volte si assiste nei tribunali a queste scene ignobili: “mio figlio magari avrà esagerato, ma la ragazza forse aveva… fatto capire e poi era pure ubriaca”. Come se l’alcol fosse in grado di stuprare! E l’orrore non finisce qui. Perché spesso avvocaticchi e giudici imbecilli completano il massacro, tirando fuori una fotografia in cui diventa quasi impossibile distinguere il volto del lupo umanoide da quello della vittima innocente. Basta ricordare l’incredibile, emblematica vicenda accaduta appena l’anno scorso nella civilissima (!) e progredita (!) California. Uno studente della Stanford University, di nome Brock Turner, abusò di una ventitreenne attirata in casa con la scusa di un drink e martoriata. Durante il processo, la giovane venne sottoposta ad una serie di deliranti domande, tutte volte a “giustificare” il violentatore. Alla fine, il solito giudice cretino e bacchettone, invece dei 14 anni di carcere previsti, comminò a quella merda di studentello, solo 6 mesi. Con questa farneticante motivazione: ..”una pena più severa avrebbe avuto un impatto troppo duro…” Avete capito? Ed i tribunali dell’oscenità non hanno purtroppo confini. Non ho altro da aggiungere. Lo sdegno ed il senso d’impotenza ammutoliscono. Vorrei soltanto sapere che fine ha fatto la task force ad hoc, annunciata dalla ministra Barbie Boschi. Ah già, vengono prima la Brexit e quei rompicoglioni dei pentastellati. Intanto domani c’è un altro vampiro pronto a ghermire la prossima gola. E se nel sangue c’è un pò di whisky, quel bravo vampiro quasi, quasi lo premiamo. Che grande schifezza!

 

 

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Diego Sergio Anzà

Se adeguarsi vuol dire rubare, io non mi adeguo.

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