BROLO – C’è solo un Kapitano. Rai sport a Brolo per il campionato nazionale
Per chi lo conosce, Salvatore Cipriano è il Kapitano. Vuoi perché da sempre, o almeno fino a due anni fa, lo è stato sui campi di calcio. Vuoi perché questo ruolo se l’è cucito addosso, o forse sono sempre stati tutti i giovani cresciuti con lui a sceglierlo come punto di riferimento. Basta parlarci a quattrocchi per capirne il perché.
Carisma da vendere, sguardo penetrante e fiero, da chi ha faticato da tutta una vita e si è fatto da solo, ritrovandosi a portare sulle spalle un nome che pesa più dei 33 anni che ha.
È passato un po’ dalla finalissima del “Primo Torneo di Shanghai della Capitale”, che l’ha visto trionfare sui “mostri” italiani del tavolo verde. 109 i partecipanti, per un montepremi tra i più alti di sempre, pari a circa 5000 euro.
Ma a Roma il fantascientifico Kapitano dalle naturali abilità matematiche per traiettorie e sponde, che alberga nella categoria Master, è stato il protagonista indiscusso per tanti motivi.
Intanto perché questo torneo “difficilissimo”, Salvatore l’ha vinto in un momento particolare della sua carriera: «avevo messo da parte le mie soddisfazioni di giocatore per dedicarmi completamente all’attività lavorativa e ai miei allievi, quindi non avevo il tempo di allenarmi. Non è neppure facile perché non trovo spesso giocatori al mio stesso livello con cui poterlo fare. Due mesi fa mi sono reso conto che stavo perdendo troppi colpi». In occasione dell’ultima prova del campionato regionale, per placare la sete di riscatto, il Kapitano ha deciso di rimettersi in gioco.
Così è volato a Roma e qui ha trovato uno sponsor, un artigiano che per il Kapitano ha realizzato una stecca, anzi, “la stecca”, con tutte le caratteristiche a lui congeniali, dal peso al bilanciamento, dalla lunghezza al tipo di legno: «è stato come chiudere gli occhi e immaginare la cosa che più desideri al mondo, riaprirli, e ritrovartela tra le mani esattamente come l’avevi immaginata». Chiamala coincidenza, chiamalo destino, fatto sta che da quel momento Salvatore, con la sua stecca, “dritto in buca” ci va ripetutamente.
Colpisce l’atteggiamento a tratti quasi glaciale del campione. Soprattutto quando con una nitidezza da radiocronaca nella sua mente sfilano gli avversari più celebri e affermati fra gli addetti ai lavori, vedi Zafrani, Belfiore, Artistico, solo per citarne alcuni, battuti uno ad uno al Koala Billiards-Room. Lo stesso vale quando racconta delle 21 ore consecutive passate in piedi a studiare tavolo e palle. «Sta tutto qui», e picchietta indice e medio destri sulla tempia: «devi essere in grado di estraniarti, io guardo solo le palline e il biliardo, sono immerso là dentro, non vedo niente, mi giro intorno ogni tanto ma non guardo realmente. Nel momento in cui mi accorgo di quello che osservo, significa che ho perso la concentrazione». Sembra impossibile un tale distacco emotivo, ma «questo è uno sport particolare, dove arrivato ad un certo livello, essendo un gioco singolo, individuale, tutto dipende dalla giornata, da come stai, dall’umore, da come inizia la partita, se ci sono cose che ti distraggono, danno fastidio. Se sei forte mentalmente puoi diventare qualcuno, altrimenti non puoi andare avanti».
Il torneo, acclamato dagli intenditori come uno dei più affascinanti della storia del biliardo italiano a buche strette, è stato organizzato dallo stesso Salvatore Cipriano, con l’aiuto di suoi collaboratori, del grande amico e collega messinese Antonio Caliò, in sinergia con l’ambiente romano, rappresentato dalla figura del blasonato campione Fabio Belfiore, in maniera maniacale («da malati della perfezione», come ammette coscientemente). «Vengo da un movimento piccolo, tutto quello che si è creato in questi quattro anni, sia a livello personale come giocatore che come organizzatore, è frutto di enormi sacrifici. Arrivare là ed essere consapevole di avere la stima di tutti i giocatori, di tutti gli appassionati, sono soddisfazioni allucinanti. In un momento come questo, dove da 6 mesi avevo messo da parte le mie soddisfazioni personali come giocatore, ritrovarsi a giocare bene e vincere uno dei tornei più difficili che ci sia, è una soddisfazione indescrivibile».
Mentre iniziano i preparativi per il consueto Memorial in onore del padre di Salvatore, “Antonio Cipriano il Capitano”, giunto alla sua 5ª edizione (la cui fase finale si svolgerà dall’8 al 10 luglio, l’infaticabile Kapitano alza il tiro. È infatti in cantiere un evento storico per questa disciplina, ma soprattutto per la Sicilia e per il piccolo comune di Brolo. Le migliori stecche italiane non vedono infatti l’ora di ritrovarsi qui, con amici, supporters e famiglia, per disputare dal 24 al 26 giugno le Finali Nazionali Specialità POOL 8/15, che verranno seguite da Rai Sport: «È la prima volta nella storia del biliardo che ci siano delle finali di campionato italiano in Sicilia. Di solito si organizzano a Roma, Milano, Verona. È un evento di grande importanza per un paese di 5000 abitanti, che forse ancora molti non capiscono». Di grande impatto, non solo mediatico, ma anche turistico: fra Molise, Veneto e Lazio, in quei giorni è previsto un flusso di oltre 300 persone, che alloggeranno nelle attività ricettive del palese.
La location per questa fase conclusiva del campionato italiano sarà la palestra comunale di Brolo in via Quasimodo, che per l’occasione sarà allestita al meglio da un Kapitano alla continua ricerca della perfezione e della qualità, attento ai particolari, per ricreare un’atmosfera suggestiva e spettacolare: «tutti i giocatori più forti italiani non vedono l’ora di volare qui, perché hanno apprezzato con entusiasmo le mie doti di organizzatore».
Salvatore, già proprietario di una nota sala, sta cercando con l’aiuto dei suoi fedelissimi colleghi e compagni di gioco, di creare qualcosa di rivoluzionario nella realtà sportiva dell’isola: «il mio obiettivo è farlo diventare uno sport a tutti gli effetti: ho proposto anche al comune di mettere a disposizione una struttura comunale, ci sono già 220 giocatori. Vorrei fare corsi di lezione per bambini: la mamma porta il figlio a scuola di calcio, di tennis, ma vorrei che avesse la possibilità di portarlo a scuola di biliardo!». E in effetti già da qualche tempo la FIBIS (Federazione Italiana Biliardo Sportivo) ha lanciato i progetti “Biliardo e Scuola”, al fine di far conoscere ai ragazzi come questo sport possa essere una fucina per acquisire e approfondire in modo pratico nozioni matematiche, geometriche, fisiche, di autocontrollo: «già qualche collega insegna un’ora a settimana il biliardo nelle scuole: è un gioco che racchiude molte reazioni fisiche, per essere un bravo giocatore devi prevedere la reazione delle bilie, la reazione della bilia colpita dalla stecca e delle bilie a contatto tra di esse».
Con un’umiltà disarmante condivide esperienze, racconta le soddisfazioni atletiche e umane avute dai suoi allievi, che nomina più e più volte. Il biliardo ti cambia. Impari a controllare la tua mente e il tuo corpo. «Sono molto emotivo fuori dal biliardo, credo in valori molto importanti che mi sono stati trasmessi dalla mia famiglia, da mio padre… Quando presento i miei allievi mi emoziono, sono fatto così, sono sensibile, e non c’è torneo, qualificazione o premio che tenga rispetto alla soddisfazione di influire positivamente sulla vita di qualcuno». “Uomo spogliatoio” dentro e fuori i “rettangoli verdi”. Di Kapitano, ce n’è uno solo.
Elena Favazzo