RACCUJA – ”La resilienza del fuco”: un’esperienza d’arte letteraria
Si è svolta il 27 dicembre a Raccuja in un clima di festa la presentazione del libro “La resilienza del fuco”, opera d’esordio di Antonella Ricciardo Calderaro, docente presso il liceo “Lucio Piccolo” di Capo d’Orlando, vincitrice del premio letterario “La Capannina” IV edizione 2015. A fare gli onori di casa è stata il presidente del circolo Arci “13 ottobre” Raccuja, Letizia Martella: l’atmosfera resa ancor più suggestiva dall’eleganza intrisa di antico splendore degli ambienti del Castello Branciforte, ha fatto si che l’intero evento venisse percepito come una piacevole chiacchierata, uno scambio di opinioni e sensazioni, in un vero e proprio “salotto”, nel suo fermento letterario più esuberante e ispirato.
Una vera e propria rimpatriata tra vecchi amici accorsi a omaggiare con la loro presenza e sete di ascolto, una donna profondamente carismatica, instancabile ricercatrice e cultrice letteraria, che nella sua lunga carriera ha saputo plasmare generazioni di giovani menti e infondere in loro l’amore per la cultura, che sola può aprire un varco alla speranza in questi tempi di arido vuoto, in cui la parola ha smarrito la connessione intrinseca con il suo contenuto, ammassandosi in una sorta di dimensione governata dalla lallazione.
“La resilienza del fuco” è il frutto di un bisogno prepotente della stessa autrice di condividere l’esperienza del suo intimo psicodramma, bisogno che si è manifestato nell’esigenza di pubblicazione nell’ottobre del 2014, sebbene quest’opera sia stata conservata per dieci anni in un cassetto, elaborata a più riprese, tra sforzi e tentativi, acquisendo di volta in volta sempre più le sembianze di un viaggio memoriale ed emozionale, dove alla scrittura viene affidata una funzione catartica.
Gli elementi autobiografici disseminati nelle pagine trasudano l’amore per la musica e la cultura classica, e non a caso nel corso della serata molteplici sono stati gli intermezzi musicali: al suono del pianoforte e di un flauto traverso, e quello dei sax del quartetto dei Meridios Quartet, si sono alternati momenti di lettura di parti estrapolate dal testo, vari interventi, nonché delucidazioni e approfondimenti della stessa autrice, a cui non sono mancate a conclusione dell’evento commoventi testimonianze d’affetto e stima da parte di conoscenti ed ex alunni, che con i loro ricordi e aneddoti hanno delineato la personalità battagliera, entusiasta, passionale di questa donna devota alla missione di insegnante di vita.
Profondo e connaturato è il legame con uno dei maggiori narratori italiani contemporanei, Vincenzo Consolo, di cui infatti ritroviamo in apertura una poesia tratta da uno dei suoi maggiori successi, “Lo spasimo di Palermo”. L’attenzione al linguaggio coniugata all’impegno civile, a una critica tra l’acre e il sarcastico della società italiana; la predilezione per la prosa lirica in cui il linguaggio si eleva e inarca rifuggendo la banalità; l’amore incondizionato per “una terra che non si arrende”, la Sicilia, le lotte e gli affetti coltivati nella cornice paesaggistica dei Nebrodi; lo spirito indomabile e agguerrito. L’autrice ne risulta intimamente influenzata e offre con “La resilienza del fuco”, ripercorrendo le orme del suo mentore, una finestra sull’abisso del proprio Io, e lo fa con emozione, forza, raffinatezza.
Un titolo accattivante, che stuzzica ed invoglia. La resilienza è la capacità di far fronte in maniera positiva ad eventi traumatici, di riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà, di ricostruirsi restando sensibili alle opportunità positive che la vita offre, senza alienare la propria identità. Alcuni individui sono dotati di una particolare predisposizione a fronteggiare efficacemente le contrarietà, a dare nuovo slancio alla propria esistenza e perfino a raggiungere mete importanti. Il fuco ha l’esclusivo compito di fecondare la regina per la perpetuazione della specie, solo per questo viene assistito e alimentato abbondantemente dalle api operaie.
Quando la sua “importanza riproduttiva” cessa, perché ormai la regina è rientrata feconda dal volo nuziale, si comincia a privarlo dell’alimentazione. Mentre riposa ignaro, sazio di cibo non guadagnato, le operaie si avventano su di lui e lo trafiggono col pungiglione velenoso, senza pietà. Una volta massacrati tutti i maschi, le operaie trascinano fuori i cadaveri dall’alveare e la vita di comunità riprende, più lenta e tranquilla, senza sperperi. L’immagine del fuco, inoperoso ed ozioso, è stata del tutto superata da recenti scoperte di alcuni ricercatori. Il fuco collabora all’allevamento delle larve, scaldando la covata con il calore prodotto dal proprio corpo, e alla maturazione del miele, tramite ventilazione, liberando quindi le operaie per altre mansioni.
“La resilienza del fuco” darà modo ai curiosi di indagare su chi e cosa rappresenta la figura di questo insetto in cerca di rivalsa, con la sorprendente scoperta che dietro il corrotto ed ineluttabile disgregamento dell’Anima, si cela un inno alla vita.
Elena Favazzo