PATTI – I dipendenti del Consorzio intercomunale Tindari-Nebrodi avranno le loro spettanze, arretrati compresi
Lo stato di agitazione proclamato dai quattordici lavoratori e il vertice di lunedì scorso tra il presidente Armando Lopes e i sindacalisti Pietro Fotia e Francesco Costanzo hanno prodotto gli effetti sperati: i dipendenti del Consorzio intercomunale Tindari-Nebrodi avranno le loro spettanze, arretrati compresi.
Ad annunciarlo è l’onorevole Marcello Greco, presidente della V Commissione dell’Ars a Cultura, Formazione e Lavoro, che proprio oggi a Palermo siederà al tavolo tecnico con i dirigenti degli assessorati a Lavoro ed Enti locali per affrontare la faccenda degli stipendi arretrati e fare il punto sulle procedure di stabilizzazione. «Finora – ha spiegato il deputato regionale – i dipendenti non hanno percepito gli stipendi a causa del rischio di sforamento del patto di stabilità, ma posso tranquillamente affermare che tra un paio di settimane al massimo verranno corrisposti loro tutti gli emolumenti, compresi gli arretrati».
Resta però da sciogliere il nodo stabilizzazione, forse l’argomento più delicato tra quelli inseriti oggi in agenda: con l’attuale legge che regola il mondo del precariato i lavoratori rimarranno a busta paga regionale fino al 2016, poi la patata bollente potrebbe passare direttamente nelle mani del Consorzio che per rimanere a galla dovrà cercare sponda nei tredici Comuni aderenti.
E qui riecheggiano ancora le parole di Renato Cilona, primo cittadino di Librizzi e presidente dell’Assemblea dei sindaci afferenti al Tindari-Nebrodi: «Il tempo delle chiacchiere è finito, gli amministratori dicano chiaramente se vogliono ancora far parte del Consorzio», aveva tuonato a margine di un incontro organizzato per discutere proprio del nodo precari e al quale avevano dato forfait otto sindaci su tredici. Capire quanti e quali Comuni hanno ancora intenzione di rimanere nel Tindari-Nebrodi diventa dunque una questione prioritaria, così come prioritario risulta il versamento delle annualità pregresse grazie alle quali si sarebbero potute rimpinguare le casse dell’ente e versare i primi acconti ai quattordici dipendenti.
Ma a fare orecchie da mercante sono davvero in molti e questo la dice lunga sulla reale volontà della gran parte dei sindaci del Consorzio. intanto il futuro lavorativo dei quattordici dipendenti rischia di rimanere in balia del nulla.
Giuseppe Giarrizzo